Il Blog

10 Novembre 2017 ore 10:00

PUBBLICATO IL SESTO E ULTIMO EPISODIO DEL DOCUMENTARIO!

Dopo 2 anni dalla pubblicazione del primo episodio arriva finalmente l'epilogo di questo grande vaggio.
Essendo l'ultimo sono doverosi i ringraziamenti..e allora grazie! Grazie a tutti, ma proprio tutti! Non sarebbe stata la stessa cosa senza il contributo, anche se piccolo, di ognuno di voi!
Grazie per avermi seguito, aiutato, incitato, consigliato, accompagnato, assisitito, incoraggiato e sopportato prima e durante il viaggio, così come durante l'edizione di questo documentario.
E grazie alla mia famiglia, i miei genitori e la mia sorella, che mi hanno sempre appoggiato anche se in realtà hanno avuto più paura di me che potessi non arrivare tutto intero, grazie per avermi sostenuto anche in questa occasione, non so se ce l'avrei fatta senza il vostro sostegno!

Grazie di nuovo a tutti... è stato un piacere e un onore portarvi in viaggio con me, spero poter ripartire presto e portarvi a scoprire un nuovo angolo di mondo!

buona visione e ovviamente..buon viaggio!

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12 Aprile 2017 ore 00:04

PUBBLICATO IL QUINTO EPISODIO DEL DOCUMENTARIO!

buona visione e buon viaggio! ;-)

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14 Febbraio 2017 ore 10:00

PUBBLICATO IL QUARTO EPISODIO DEL DOCUMENTARIO!

Questa volta ci ho messo molto meno tempo per fare questo nuovo capitolo...nostalgico e libero!

buona visione e buon viaggio! ;-)

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31 Dicembre 2016 ore 17:00

PUBBLICATO IL TERZO EPISODIO DEL DOCUMENTARIO!

Ed eccolo qui, il terzo capitolo, sembra proprio che non riesco a tardare meno di 5 mesi tra un capitolo e l'altro, ma vabè...meglio tardi che mai!

buona visione e buon viaggio! ;-)

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24 luglio 2016 ore 14:00

PUBBLICATO IL SECONDO EPISODIO DEL DOCUMENTARIO!

Ed ecco il secondo episodio, finalmente, dopo 5 mesi di attesa ho trovato tempo e voglia di rimettermi al pc e montare il tutto.

Dopo la sosta tra le vette della Sierra Cazorla le strade mie e di Kevin si separano, e il viaggio prosegue tra le province andaluse, murciane e valenciane, tra nuove conoscenze e vecchi rincontri...non spoilero più, guardate il video!!

buona visione e buon viaggio! ;-)

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27 febbraio 2016 ore 17:00

E FINALMENTE ARRIVA IL DOCUMENTARIO!

 

Bene, come da titolo riesco finalmente a pubblicare il primo episodio del documentario del viaggio.
Per ovvie ragioni non sono riuscito a mostrare proprio tutto quello che avrei voluto, ma credo che quello che sono riuscito a tirar fuori dal materiale registrato sia comunque interessante e divertente.

In questo episodio vedrete la partenza e i primi giorni di viaggio, circa 200 km per la prima settimana sui pedali; da Granada alla Sierra Cazorla, passando per Iznalloz, Guadahortuna e sfiorando la Sierra Mágina...
 

Non aggiungo altro...Buon Viaggio!

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26 novembre 2015 ore 20:30

CONTI ALLA MANO

 

Ed è il momento dei numeri, non potevano mancare tutte le misure di questa grande esperienza, e devo dire che vederli raccolti tutti in una volta mi fanno un certo effetto. E' proprio uno di quei casi in cui viene da pensare "mi sembra ieri"...mi sembra ieri quando, ammirando un tramondo andaluso, mi preparavo per la notte pensando alla meta del giorno successivo...mi sembra ieri quando pedalavo controvento in francia e ogni chilometro sembrava eterno...mi sembra ieri quando sono partito, una primissima mattina di luglio ancora fresca di notte, l'inizio del mio pellegrinaggio verso casa...
E' stato un lungo viaggio, ed è già finito.

 

I NUMERI:

DISTANZA TOTALE PERCORSA: 2889 Km
DISTANZA IN LINEA D'AREA: 1560 Km
TAPPA PIU' LUNGA: 120 Km
TAPPA PIU' CORTA: 13 Km
MEDIA GIORNALIERA: 53,5 Km
DISTANZA PERCORSA CON ALTRI MEZZI: 62 Km (Treno 5 terre)
TEMPO TOTALE: 74 Giorni (7 luglio - 19 settembre)
GIORNI DI VIAGGIO: 54 Giorni
GIORNI IN SOLITARIA: 41 Giorni
LETTI USATI: 9
NOTTI DORMITE IN LETTI: 26
NOTTI PAGATE: 2
CHILOGRAMMI PERSI: 4
WARMSHOWERS "USATI": 1
FORATURE RIPARATE: 5
CAMERE D'ARIA CAMBIATE: 4
ALTITUDINE MASSIMA: 1189 metri (Puerto de las Palomas - Sierra Cazorla)
TEMPERATURA PIU' ALTA: 50 °C
TEMPERATURA PIU' BASSA: 8 °C
BOMBOLE DI GAS USATE: 2 grandi e 2 piccole (23€ in totale)
MATERIALE MULTIMEDIALE PRODOTTO: 54 Gbyte
PEZZO DI RICAMBIO PIU' COSTOSO: 25€ (ruota posteriore)
SOLDI SPESI:  915 €

 

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22 ottobre, ore 00:30

Ebbene sì, l'avventura è terminata! Sono finalmente arrivato a casa!
Ci ho messo un mese prima di riuscire a mettermi di nuovo sulla tastiera e scrivere questo ultimo pezzo e spero che chi mi ha seguito durante tutto questo incredibile viaggio non se la sia presa a male per aver dovuto aspettare tanto per leggerne l'epilogo.
E' stato un mese intenso; l'arrivo, o per meglio dire il ritorno, a casa è sempre emozionalmente molto forte per me e riuscire a riordinare le idee e tenere a bada le emozioni non è stato (e non è ancora) così facile come si potrebbe pensare.
Ma veniamo al viaggio, l'ultimo articolo l'ho scritto dal B&B di Rapolano terme dove mi avevano lasciato i miei, e sono ripartito proprio appena finito di pubblicarlo. Il tempo non era dei migliori, nuvoloni grigi e un vento disordinato non mi hanno fatto venire troppa voglia di ripartire ma non avevo scelta così, con la consapevolezza di dover lottare di nuovo contro gli elementi mi sono rimesso in viaggio. Sono le 14:00 quando finisco di preparare la bici (ormai stracarica di provviste che la mamma mi aveva portato), saluto la signora Rosy proprietaria del B&B e mentre mastico gli ultimi bocconi di uno spuntino di frutta secca mi rimetto in marcia. Un chilometro e mi accorgo di aver lasciato il casco sotto il gazebo dove avevo ricomposto la bici; torno indietro per recuperarlo mentre sentivo le prime goccioline di pioggia sputate addosso dal vento e veloce torno a pedalare in direzione di Arezzo.
Ricordo i saliscendi ripidissimi che si susseguivano senza fine e ad ogni discesa scendeva anche il morale nel vedere la salita seguente. Fortunatamente le ginocchia non davano problemi e mi hanno permesso di continuare a pedalare con forza contro pioggerellina e vento incostanti. 
Arrivo e supero Arezzo verso le 18:00 dopo aver scalato la strada di Lucignano, un piccolo comune situato in cima ad un colle e che ha una torre medievale molto simile a quella di Fermignano. Alle 18:30 esco da Arezzo e prendo per una strada che porta su per il fianco di una collina molto scoscesa ma piena di vegetazione: "sicuramente ci sarà un posticino per accampare" pensai, ma mi costò molta fatica trovare un paio di metri quadrati dove sistemare la tenda. Ad ogni modo alle 19:30 stavo già facendomi la mia solita doccia a bottiglia e dopo essermi preparato e mangiato mezzo chilo di gnocchi con il sugo della mamma mi metto a dormire. Ad essere sincero, di tutto il viaggio, è stato il posto più brutto dove mi sono accampato: a parte la scomodità del terreno scosceso e sconnesso, era molto sporco con cartacce e pezzi di plastica ovunque, per non parlare degli schifosi che, di mattina, ho visto arrivare e parcheggiare (a pochi metri da me) per andare a defecare o consumare rapporti sessuali con prostitute nel boschetto poco sotto a dove stavo io. Una schifezza!!
Appena resomi conto del posto in cui ero finito (ad ogni modo ero lontano da escrementi e puttanieri) ricompongo la bici e riparto.
La strada che da Arezzo porta a Città di Castello è un'altra bella schifezza da percorrere in bici: solite cartacce, bottiglie, plastiche varie ai bordi della strada con camion pesantissimi che sfrecciano su per la salita a un metro dal manubrio e solite prostitute che, come se fosse una cosa normalissima, ammiccavano ed esponevano la merce persino a me che viaggiavo in bici! 
Ora, io non sono abituato a vedere certe cose, e se mi può fare un certo effetto vedere quelle poverette fare il loro lavoro dal finestrino di un'auto, immaginate cosa può voler dire cercare di non incrociare il loro sguardo viaggiando alla velocità di una bicicletta carica da 50kg!! Imbarazzante! Comunque, povere donne!
Arrivo molto stanco a città di Castello con un tempo variabile che non mi dava nessuna tranquillità. Le previsioni meteo davano "rovesci a carattere temporalesco" per la notte, e io non avevo idea di dove sarei arrivato e dove mi sarebbe toccato dormire. Faccio scorte di viveri al primo Eurospin che incontro e comincio la salita di Bocca Serriola, ma viaggiavo stracarico e i 47 km percorsi mi sono sembrati più che sufficienti di fronte alla prima salita che si impennava tra curve e tornanti. Così prendo per una traversa e mi sistemo di fianco ad un albero abbattuto dal vento che tagliava la strada. Un altro bel postaccio! Zanzare a go go e zaffate di cadavere fetido non hanno reso la nottata gradevole, ma ormai ero fermo e piazzato, il sole stava scendendo e la stanchezza non ha dato spazio ad altre scelte...mi è toccato dormire lì. E poi, dire che ho dormito è un eufemismo, sapevo che avrebbe cominciato a piovere a dirotto e solo il pensiero di rivivere la tormenta di Benicassim mi faceva venire la pelle d'oca. Alla fine sono state solo poche gocce, il meteo si era sbagliato e io non ho dormito un tubo!
La mattina seguente colazione con vampate di fetido cadaverico e via di nuovo in marcia. 
Questa volta però la salita me la sono dovuta sorbire di prima mattina, con i nuvoloni neri sulla testa e la paranoia che da un momento all'altro avrebbe cominciato a venire giù il diluvio universale. Dopo i primi 10 km tiro fuori l'asso dalla manica: una lattina di Redbull che conservavo da qualche giorno per un caso come quello. Me la bevo tutta d'un sorso e riprendo la pedalata. Come l'effetto di una droga ho cominciato a sentirla salire pochi istanti dopo e mano a mano che passavano i minuti mi accorgevo che era sempre meno faticoso pedalare, arrivato in cima al valico di Bocca Serriola (a 733 m s.l.m.) mi resi conto che pedalavo cantando e fischiettando! E'proprio vero che Redbull ti mette le ali! 
La discesa poi è stata piacevolissima e molto lunga, l'appennino centrale è uno dei posti più belli che abbia visto in questo viaggio, boschi fittissimi su colline che si susseguono a perdita d'occhio con le montagne più alte che fanno da sfondo, impressionante!
Entrare nelle Marche è stata un'emozione unica: infine la mia terra, il viaggio che si stava risolvendo, tutti i chilometri passati, le persone incontrarte, le lingue parlate, i cibi provati, i problemi e le soluzioni, i tramonti e le albe. La testa andava molto più forte delle ruote mentre scendevo dall'appennino marchigiano avvicinandomi ai posti, per me, da sempre conosciuti.
Arrivato ad Apecchio poi è cominciato un altro spettacolo unico, la strada che ho percorso tante volte in vita mia per raggiungere quei posti ora mi appariva totalmente nuova, come se non ci fossi mai passato prima, ma è l'effetto del viaggio e, soprattutto, della bici. Quando hai tempo per contemplare quello che ti passa a fianco riesci ad apprezzarlo molto di più e noti cose che neanche sapevi esistessero.
Era il 16 settembre, mercoledì. Stavo arrivando ad Apecchio, a 20 km da casa...mercoledì! mentre la festa era programmata per sabato, avevo troppo anticipo!
Passato Apecchio faccio sosta sotto la chiesa di S. Ubaldo dove mangio un panino e schiaccio un pisolino (avevo bisogno di recuperare le ore di sonno perse la notte prima) e al risveglio contatto Ale, il mio grande amico di Fermignano che mi ha seguito e sostenuto durante tutto il viaggio, e Paino, altro buon amico (di Piobbico) che non vedevo da qualche anno.
Sono venuti tutti e 2 a vedere il pellegrino in arrivo dal lungo viaggio e siamo stati inseme un paio d'ore ciarlando del viaggio e del più e del meno. Che bello avere un po di compagnia, un paio di buoni amici con i quali condividere un po di tempo e quel poco di vino che mi rimaneva dall'ultima spesa era proprio quello che mi ci voleva!
Matteo (Paino) è dovuto ripartire abbastanza velocemente che doveva andare a lavorare, ma Ale è rimasto con me fino a sera, aiutandomi a piazzare la tenda sotto la tettoia esterna della Chiesa e a dare fondo alle scorte di cibo, che di lì a poco non sarebbero state più necessarie.
La sera ci è venuto a fare compagnia anche Gigi, altro grande amico e amante di viaggi, natura e avventura che un'occasione del genere non se la poteva perdere di certo!
Ero a casa ormai: amici, vino e cibarie, cosa può chiedere di più un viaggiatore per una serata tranquilla alla vigilia della fine di un grande viaggio!?!? 
Mi lasciano verso mezzanotte, lì, a godermi l'ultima notte che avrei passato da solo e in mezzo alla natura.
Mi addormento abbastanza velocemente su un suolo durissimo e tra i ricordi di quello che probabilmente sarà il viaggio più forte della mia vita. 
La mattina mi sveglio con i rumori della fabbrica di birra che sta proprio dietro la collinetta sulla quale si erge la chiesetta di S.Ubaldo e con le folate di quella puzza stomachevole che veniva dalle vasche di riciclo dell'acqua con la quale fanno appunto la birra; per le orecchie avevo i tappi e li ho usati ma per le narici non c'è stato nulla da fare.
Passo la mattinata riposando all'ombra della chiesa, ancora stordito dalle strane sensazioni e pensieri che accompagnano la fine di un viaggio come questo; mangio, leggo, penso, contemplo il paesaggio (tra l'altro con scorci magnifici) del monte Nerone. Nel pomeriggio mi raggiunge nuovamente Ale che mi aiuta a rimontare tutto sulla bici e  mi accompagna, lui in macchina ed io in bici, fino a Rio Vitoschio, un posto bellissimo: una stretta gola alta una trentina di metri, con le due pareti rocciose che si guardano mentre un ruscello scorre sul fondo: "Le Porte" di rio vitoschio le chiamano, come due guardiani del bosco, alti e imponenti, immobili in mezzo a tutto quel verde. 
Passiamo un paio d'ore ciarlando e aspettando che ci raggiunga Matteo "Paino" e al suo arrivo ci concediamo una bella passeggiata lungo il sentiero che si addentra nel parco del monte Nerone raggiungendo, dopo un paio di chilometri, una cascatella e una pozza d'acqua limpida e fredda, di quelle che non potete capire quanto ho desiderato incontrare in alcuni punti del viaggio, ma ormai era settembre inoltrato e la temperatura non era più adatta per concedersi un bagno.
Torniamo verso la gola e ci accorgiamo che si era fatto tardi, per la sera Matteo aveva organizzato una grigliata a casa sua con diversi amici così rifaccio armi e bagagli e ripartiamo alla volta di Piobbico.
Gran bella serata quella che abbiamo passato a Piobbico, Matteo vive in una bellissima casa storica del centro con una taverna al piano terra che è fatta apposta per occasioni come questa. Cuciniamo carne alla brace, mangiamo e beviamo tra risate, nuove e vecchie amicizie, storie di personaggi di paese raccontate in tipico stile paesano dal "Pelo" (altro amico piobbichese simpaticissimo che non vedevo da anni) con un dialetto familiarissimo e che adoro ma al quale mi accorgo di non essere più abituato...troppo tempo senza sentirlo e parlarlo...ancora mi uscivano parole in spagnolo e francese quando provavo a interagire, figuriamoci, mi capita ancora adesso...comunque una serata indimenticabile!
Crolliamo verso le 02:00 e mi risveglio verso mezzogiorno ancora un po storto dalla serata semi-alcolica. Matteo torna dal lavoro verso le 13:00 e insieme ai suoi e il suo nipotino mangiamo un bel piatto di pasta, io cerco di non esagerare visto che per il pomeriggio mi aspettava una pedalata di una quindicina di chilometri quasi tutta in salita.
Ci salutiamo e riparto verso le 15:00, ricomincio a pedalare in direzione Urbania con un debole sole che riscaldava il giorno; mi sentivo molto scarico, le gambe non ne volevano sapere di spingere, ormai il corpo, ma soprattutto la mente, si stavano rilassando all'idea di essere praticamente arrivato. Errore! Per quanto vicino alla meta ancora non era il momento di rilassarsi, ma vallo a spiegare alle gambe che di pedalare non avevano nessuna voglia! Mi è sembrata una pedalata eterna quella fino ad Urbania, sono solo 15 km con 7 di salita, tratti come quello ne ho fatti tanti senza nessun problema, ma questa volta mi sono costati più fatica che mai.
In più dopo i primi 3 km sono tornati i dolori alle ginocchia, così che ho dovuto alternare pedalata e spinta a mano fino al punto più alto, dopodichè mi sono goduto la discesa a una velocità che non è mai scesa sotto i 45 km/h. 
Arrivo sudatissimo a casa della mia migliore amica Michela, in campagna, verso le 17:00; appena busso alla porta finestra schizza fuori come un razzo e mi si aggrappa al collo abbracciandomi fortissimo, ricambio in pieno. Che bello! Erano mesi che non ci vedevamo e siamo stati abbracciati un paio di minuti abbondanti mentre anche Oreste e Yoko (i suoi cani) facevano una gran festa scodinzolando e saltandoci addosso.
Altra sosta ristoratrice quella a casa della Michi...mi faccio una doccia bollente e, dopo cena, passiamo la sera sul divano, spaparanzati con Yoco e Oreste, a parlare e raccontarci tutte le confidenze mancate degli ultimi mesi fino a crollare dal sonno.
Ricordo che è stata una notte particolare, il sonno c'era e sono riuscito a dormire tutto il tempo necessario, ma non era più lo stesso dormire di prima... "STO PER ARRIVARE! IL VIAGGIO E' FINITO!" questo mi ronzava per la testa, anche mentre dormivo..ma non come sensazione negativa, e neanche positiva o di liberazione. Credo che fosse più una volontà inconscia di anticipare nella testa il fatto che di lì a poco la mia vita, il mio mondo, che fino a quel momento girava tutto intorno a quelle 2 ruote montate su quei 4 tubi di metallo, le borse e l'attrezzatura da campeggio, sarebbe cambiato drasticamente; le mie preoccupazioni quotidiane, i miei compiti, le mie routine, le paure e le certezze...tutto si sarebbe stravolto completamente a partire dal giorno seguente. Sensazioni forti, non negative, non positive, solo forti...molto forti.
Ci svegliamo la mattina e facciamo colazione tra cucina e giardino approfittando del timido sole che stentava a uscire dalle nubi.
Tutto era pronto per il gran finale, quello stesso pomeriggio avevamo il randez vouz con gli amici (soprattutto Urbaniesi) al Barco di Urbania, l'ex riserva di caccia del Duca Federico da Montefeltro, dal quale avremmo poi pedalato verso casa mia tutti insieme; sono venuti perfino Isa e Pino, due grandissimi amici di Roma conosciuti durante i viaggi per il centro america, e da Roma sono venuti apposta per me! Ancora non ci credo! Sono proprio i migliori! 
Arrivo al Barco ed erano già tutti quanti lì ad aspettarmi, una ventina di amici, tra cori, applausi, macchine fotografiche, le biciclette pronte e parcheggiate da una parte e una tavola piena di birre! Mi hanno perfino fatto mettere una canottiera con la bandiera della svizzera per via delle idee artistiche strampalate di quel matto del Fabbro (in arte Dj Domani)! Una celebrazione meravigliosa! 
Un'oretta al centro dell'attenzione, tra mille domande, foto, brindisi, battute e tante, tantissime risate!
Alle 18:00 ripartiamo, un gruppo di 7 ciclisti improvvisati mi ha accompagnato nell'ultimo tratto di questo grande viaggio, hanno voluto condividere con me un pizzico di quell'avventura, quella pazzia, quella voglia di libertà, impegno, sforzo fisico e volontà di farcela. Perchè senza queste cose la vita diventa superflua, uno scorrere del tempo senza senso, e penso che chi c'è stato quel giorno se l'è goduta come ho fatto io. Isa e Pino si sono addirittura presi la briga di filmarci durante tutto il tragitto, seguendoci in macchina con pino che si sporgeva da ogni finestrino con la sua super telecamera cercando le inquadrature più belle...spero di riuscire poi a utilizzarle bene nel documentario del viaggio che ho intenzione di fare.
Arriviamo a San Silvestro, casa mia, per il tramonto. Nel cortile di casa c'erano i miei genitori in prima fila, i loro amici (che mi hanno seguito sul blog dall'inizio del viaggio), zii, cugini, amici...tanti e tutti contenti di vedermi arrivare pedalando. 
Uno scroscio di applausi al momento dell'arrivo e tutti che, uno ad uno, venivano ad abbracciarmi e a dirmi qualcosa, complimentandosi, chiedendo come stessi, se era stata dura e se lo avrei rifatto. Non ci ho capito niente per una mezz'ora abbondante. Ad un certo punto è spuntata anche una coppa, non di quelle tradizionali, ma a forma di mappamondo e con il logo del mio blog sistemato sulla punta, il posto più alto sul podio più personale che ci sia.
E' stata una festa bellissima, abbiamo mangiato le mille prelibatezze che la mamma si è prodigata tanto a preparare nei giorni precedenti, bevuto litri di vino e birra, tutti parlavano con tutti in un meltin' pot generale di quelli che a me riempiono il cuore...già, il cuore, l'unica parte mancante in tutta questa gioia, perchè il mio cuore in questo momento sta in Argentina, dall'altra parte del mondo assolvendo ai suoi compiti accademici, so che è ed è sempre stata con me durante questa avventura anche se non in senso prettamente fisico...mi avrebbe fatto volare al settimo cielo averla qui in un momento come questo e dio solo sa quante ore ho speso a perdermi nel dolce pensiero di poter cercare i suoi occhi tra tutti quelli che mi aspettavano all'arrivo, per poterla abbracciare per prima e non lasciarla più...ma la vita ha altri piani per noi ora, e anche se è dura siamo abbastanza forti per aspettare la prossima occasione per sentire e provare tutto questo.
E' stata una bellissima festa, andata avanti, seppur scemando, fino alle 02:00. "Sono riuscito in questa pazza impresa...ci sono riuscito davvero!" continuavo a pensare, mentre ripercorrevo i vari ricordi tra un brindisi e l'altro, tra un sorriso di mia madre, una battuta di mio padre e un abbraccio di mia sorella. Quanta felicità nei loro occhi! E quanta nel mio cuore vedendoli così felici insieme a me!
E mentre noi cominciavamo la festa, per uno strano evento atmosferico che nessuno ha saputo spiegare, il cielo si è acceso di un rosso fortissimo, tanto da colorare tutto il visibile dello stesso colore, illuminando e irraggiando di quel color fuoco tutto quanto. E' stato impressionante, potreste pensare: "si vabè, non hai mai visto un tramonto?" , ne ho visti di tramonti, di tutti i tipi e a quasi tutte le latitudini ma questo era diverso, è stato come se il cielo intero si fosse acceso, siamo rimasti una mezz'ora tutti quanti a goderci quel magnifico spettacolo. Ricordo di aver pensato e sentito che era la natura stessa, quella con la quale ho condiviso gli ultimi 2 mesi, tra gioie e dolori, vittorie e sconfitte, che si stava complimentando con me per aver portato a termine questa grande impresa, regalandomi uno spettacolo di quelli che per me hanno veramente un senso e per i quali potrei perderci gli occhi nel contemplarli, è stato come se anche la natura mi avesse detto: "bravo Dario, ce l'hai fatta...BENTORNATO A CASA!"

  • B&B
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  • bocca serriola
  • S. Ubaldo
  • rio vitoschio
  • rio vitoschio (le porte)
  • piobbico
  • urbania's crew
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domenica 12 settembre     h 22:30

Di nuovo il dolore alle ginocchia mannaggia! so bene qual'è il problema ma ormai non ci posso fare nulla! mannaggia a me e alla mia testa che invece di pensare a mantenere il corpo preparato all'attività mi ha fatto passare una settimana svaccato sul divano a mangiare come un matto, manco fossi stato in Biafra! Ma che ci vuoi fare? mia cugina cucina come una vera donna del sud e io (specialmente ora) non ho la minima forza di volontà per oppormi all'istinto fagocitatorio proprio di un figlio di una donna del sud!
Pasta, pizza, zucchine alla scapece, carne alla brace...una sera abbiamo anche fatto il cammembert al forno (il formaggio tipico francese che ho imparato a cucinare nel periodo passato in Francia), sono stato sempre a mangiare..che bello! e che buono! A dirla tutta tra una digestione e l'altra c'è stato anche il tempo per giocare con il mio procuginetto Ugo..il che ve lo assicuro assorbe tante energie!
Una settimana precisa, senza fare neanche un minimo di stretching, e andando a risparmio di energie...tonto!
Sto pedalando ormai da 2 ore quando supero i 20 km e il ginocchio sinistro comincia a farsi sentire, ma il vento che mi spinge lo rende un fastidio appena percettibile e me ne dimentico totalmente quando arrivo a Pisa: piazza dei Miracoli! Spettacolo! Non ero mai stato a Pisa e soprattutto...non avevo mai visto una torre pendente! E' impressionante! A parte che la facevo più piccola, ma poi è proprio tanto inclinata, sembra debba cadere da un momento all'altro. Davvero senza parole. Poi oltre alla torre ci sono gli altri "miracoli": il Battistero, il Duomo e il Camposanto...tutte architetture sublimi. Assolutamente da vedere!
Ma si sa...le cose belle piacciono a tutti e, come ci si può immaginare, una piazza di cotanta bellezza è sempre stracolma di turisti. Ma va bene così, oggi il sole splende nel cielo, sono carico di energie accumulate con le strafogate a casa di mia cugina e lo splendore di questa piazza mi fa rallentare lo spirito agonista. Mi perdo nei disegni delle sculture di marmo bianco che ricoprono tutte e 4 le strutture mentre attraverso la piazza spingendo la bici (e facendo lo slalom tra i turisti che, tutti, fanno le classiche foto dell'illusione propettica sorreggendo la torre). Faccio tutto il giro e, arrivato di nuovo sotto la torre, prendo per via Roma e ricomincio il mio viaggio verso sud.
Esco da Pisa e tutto cambia in pochissimo tempo: per iniziare la discesa verso il senese vado in direzione sud-est (da lucca a pisa era sud-ovest) e appena uscito allo scoperto il vento si abbatte forte in direzione contraria. Ma non fa nulla, ho gia fatto 30 km e mi sento ancora pieno di energie, "che sarà mai un po di vento? ho fatto tappe da 120 km io!" pensavo. 
Cinque chilometri e sono costretto alla prima sosta per i dolori lancinanti che venivano da dietro il ginocchio sinistro.
A nulla servono i vari tentativi per rilassare i muscoli della catena posteriore che, tirando oltre misura sui relativi tendini mi hanno provocato una leggera infiammazione, leggera sì ma sufficiente a lasciarmi a piedi.
Sono ancora in un centro abitato, anche volendo non potrei fermarmi per la notte, e poi che diamine! sono le 14:30 e ho fatto appena 35 km! Deciso a coprire almeno una settantina di chilometri riparto concentrandomi sulla coordinazione nella pedalata ma le cose non migliorano affatto. La cosa più frustrante è che mi sentivo pieno di energie ma ad ogni pedalata arrivava un fendente al ginocchio. Ovviamente il vento, in tutto questo, non aiutava per niente!
Arrivo dalle parti di Montopoli e con 60 km alle 17:30 decido di fermarmi, nel frattempo il dolore al ginocchio si era esteso anche all'altro e cresciuto a livelli non più sopportabili.
Rabbia e frustrazione, ma la colpa è solo mia, stavo facendo i conti con l'inerzia dei processi fisiologici del mio corpo.
Mi tira su un po il morale l'insalata di pomodori e lo stracchino (che non mangiavo da più di 5 mesi) che mi mangio per cena e mi addormento leggendo verso le 22:00.
Freddo e umidità, mi sveglio di notte per fare pipì e mi accorgo che le pareti interne della tenda sono ricoperte di goccioline d'acqua...vi ho mai parlato di quanto basica sia la mia tenda? E' molto compatta e leggera, ma per niente valida tecnicamente. Ogni volta che ci dormo, con una temperatura esteriore intorno ai 10 gradi, dentro si forma la condensa del mio stesso fiato! Odioso! Già è piccola e a mala pena riesco a stendermici, poi così è proprio un inferno! dormire facendo attenzione a non toccare le pareti per non bagnare il sacco a pelo equivale a non dormire!
Mi sveglio alle 9:30 sudando e con il sole che picchia senza pietà sulla tenda; "bene, finalmente è arrivato il caldo!" penso, e apro la porta della tenda...una folata di aria gelida che entra e mi congela all'istante mi fa subito capire come in realtà sia stato l'effetto serra della tenda a scaldarla e non l'aria esterna, che continuava intorno ai 12 gradi.
Devo aspettare le 12:00 per avere una temperatura accettabile per partire e, ricomposta la bici, mi rimetto in marcia.
All'inizio le ginocchia le sentivo bene e quasi mi stavo esaltando per la ritrovata normalità, ma è stato solo per i primi 5 km. Dal sesto al cinquantanovesimo è stato un crescendo di dolori e fitte a entrambe le ginocchia. I panorami poi non sono niente di che, ho visto praticamente solo fabbriche, zone industriali e strade trafficatissime; un giorno che potrei tranquillamente cancellare sapendo di non aver perso proprio nulla. Anche il posto in cui mi accampo per la notte non è nulla di che, un campo a lato della strada. 
Di notte la solita umidità, solito freddo. Coprendo con il telo impermeabile la tenda la cosa non cambia perchè l'acqua non viene da fuori ma da dentro; non serve a nulla neanche lasciare la porta aperta (lasciando chiusa la zanzariera), è probabile che ci sia del sale nella tela e questo attragga l'acqua quando fa freddo. 
Comincia a fare davvero freddo, la pioggia della settimana scorsa ha abbassato notevolmente le temperature e di notte si sente forte e chiaro l'arrivo dell'autunno.
Certo, ormai per me è normale, le ho viste praticamente tutte: caldo record nel deserto spagnolo, la tempesta catalana, il vento francese, le salite delle scogliere a picco sul mare della Liguria...mi mancava il freddo! Ed eccolo qui...il mio nuovo compagno di viaggio!
Riparto verso le 11:00 dopo una bella colazione con succo di frutta, Donuts (ciambelle fritte ricoperte di cioccolato, quelle di Homer, per intenderci) e thé caldo. 
Altra giornata abbastanza inutile, niente panorami, a parte qualche piccolo, isolato scorcio di campagne toscane; qualche castello o torre medievale qua e là, ma cose che passano e in 5 minuti mi ritrovo di nuovo in mezzo alle auto, a respirare quei fumi schifosi.
Dolori alle ginocchia, strada trafficata con la solita aria irrespirabile, niente (o quasi) panorami per risollevare lo spirito, nessuna nuova conoscenza...il morale stava decisamente scendendo. Ma ormai mancavano pochi chilometri alle terme; sulla grossetana (SS223) pensavo solo all'acqua calda che mi avrebbe abbracciato e cullato nelle fredde notti che mi preparavo a passare lì.
Ma più mi avvicinavo al posto segnato nella mappa e meno case vedevo ai lati della strada. A 15 km dalle terme controllo la vista satellitare e mi accorgo che non c'è niente nel raggio di 20 km dalle terme...e io dovevo ancora fare provviste! 
"Fa niente, darò fondo alle scorte" pensavo (tengo sempre un pacco di pasta e della frutta secca come riserva per casi come questo).
Ma avevo comunque bisogno d'acqua, così mi fermo al primo casolare che incontro per chiederne. 
Suono il campanello ed esce Enzo: un ometto sulla cinquantina che mi parla in dialetto toscano così forte che gli ci vogliono un paio di miei "eeeh???" perchè capisse di dover parlare italiano per poter rendere effettiva la comunicazione.
Chiedo dell'acqua e mi invita a salire, ovviamente accetto di buon grado. Una volta dentro casa conosco Agnese, la moglie, e Paolo, il figlio di 15 anni. Mi fanno mille domande sul viaggio e mentre racconto mi preparano un panino col prosciutto (che era la morte sua) e pian piano dai viaggi passiamo alla politica... "passano gli anni, cambiano le facce, ma i ladri stan sempre lì!" parole sagge quelle di Enzo (per quanto semplici)!
Rifocillato e con le riserve d'acqua al massimo (portavo 4 bottiglie da 2 litri...8 chili solo d'acqua!) riparto per le terme. "Manca poco, solo 10 km, cosa vuoi che siano 10 km?! ne hai fatti 120 l'altro giorno! non ti fermeranno di certo questi ultimi 10 km!" pensavo tra me e me. E proprio mentre mi autoconvinco che ormai è fatta finiscono le curve e inizia un rettilineo in salita, e con una buona pendenza, del quale non riuscivo a vedere la fine: 4 km senza un centimetro di spianata, tutto dritto e senza un filo d'ombra! (di notte fa freddo ma di giorno la temperatura sale ancora fino a 30 gradi)
Comincio pedalando ma non duro neanche un km. Le ginocchia non danno tregua, fanno male anche a spingere e a spingere l'ho fatta tutta, sudando quello che non avrei mai pensato (più per il dolore che per la fatica).
Arrivato in cima comincia la discesa, brutale, tutta curve. Più scendevo più mi preoccupavo del ritorno, volevo piangere lo giuro. 
Tutto fu chiaro quando arrivai alle terme: le terme di Petriolo sgorgano a lato di un fiume che ha tagliato, con l'erosione di milioni di anni, la montagna e ha creato una valle ripidissima. Proprio per evitare questo saliscendi stanno costruendo la nuova strada che passa in alto con ponti che se non arrivano a un centinaio di metri di altezza poco ci manca.
Sfinito ma contento di essere arrivato vado verso le pozze principali e mi rendo conto che non è quello che avevo visto nelle foto; faccio un giro e conosco Galien, un ragazzo francese che, con la compagna genovese, fanno gli artigiani e vendono le loro creazioni ai turisti che passano di lì. Galien mi spiega che la piena dell'ultima pioggia ha dragato il fiume e le pozze che c'erano in fondo non esistono più. Il fiume ha cambiato tutta la morfologia delle terme proprio una settimana prima che arrivassi io!
Perdo un po di tempo con Galien, parliamo un po bevendo una birra (sua) e vino (mio) e poi gli lascio la bici per andarmi a cercare un posticino dove accampare. Finalmente un po di fortuna...poco lontano dalle pozze principali ce ne sono altre 2, isolate, più immerse nella natura e proprio di fianco, tra gli alberi, un piccolo spiazzo per la tenda..perfetto!!!
Corro a riprendere la bici, ultime ciarle (e sorsi) con Galien e vado al mio posticino. Piazzo la bici, monto la tenda, ordino tutto e scendo alle vasche! Spettacolo puro! L'acqua non è bollente ma calda quel tanto que basta per sentire il pizzicore sulla pelle quando ti ci immergi. E già che non c'era nessuno mi concedo uno sguazzetto nudo nella pozza più calda, sotto la roccia bianchissima dalla quale sgorga l'acqua, tra gli alberi della valle e l'ultimo, fioco, sole morente.
Quando mi metto a dormire mi accorgo che mani e piedi sono bollenti e non sento nessun segnale dolorifico provenire dalle ginocchia; dormo come un sasso!
Il giorno seguente lo passo tra la pozza e la tenda; cucinando, mangiando e leggendo, interagendo di quando in quando con i pochissimi che si avventuravano fino a quelle pozze.
Una sosta utilissima quella delle terme, mi ha rimesso al mondo. Dolori spariti e ritrovato vigore mi hanno motivato al momento della partenza; anche se non ho voluto rinunciare a provare a risparmiarmi la faticaccia della risalita, così sono andato verso le pozze principali con la bici e tutto e una volta lì ho attaccato bottone a un tipo che avevo già visto i 2 giorni precedenti: Mimmo.
Mimmo ha 35 anni e alle terme di Petriolo ci vive da 15, è stato uno dei primi occùpa del cantiere dello stabilimento termale che hanno costruito lì a fianco, e vive in una casa sugli alberi tra i boschi.
Mimmo una macchina non ce l'ha, ma lui conosce Morgana che ha un furgone molto hippie e stava giusto ripartendo...ma sempre al modo hippie: "con calma, shanty shanty e 2 birrette!"
Dopo 2 ore con loro ho capito che Morgana non sarebbe partita in giornata, brava gente, particolari ma comunque buoni, ma io dovevo ripartire così alle 14:30 saluto tutti e comincio a spingere la bici su per la salita.
Ci metto poco meno di un'ora per risalire i 3 km e dall'altra parte meno di 10 minuti per scenderne 4!
Pedalo forte con le gambe che traboccano di energie e in meno di un'ora ho gia percorso altri 15 km (con i saliscendi che ci sono sulla grossetana è un record!).
Mi fermo a fare provviste e compro, tra le altre cose, 2 belle bistecche di maiale che avevo intenzione di cucinare nel pentolino; mi sarebbe piaciuto farle alla brace, ma era necessaria una griglia, un posto per fare un fuoco e la legna. Non avevo nulla di tutto ciò e non mi aspettavo di trovarlo...ma il fato mi è venuto incontro.
Arrivo alle 18:40 a Doglia, vicino Cerchiaia, appena fuori Siena e trovo un posto perfetto, con un panorama che sognavo da giorni: colline che si susseguono fino a perdersi all'orizzonte tra le nubi di foschia a destra e il profilo della città di siena sull'orizzonte a sinistra, immerso in un uliveto di fianco ad una casa abbandonata. Appoggio la bici ad un albero e vedo un pezzo di fil di ferro pendere da un ramo; l'idea è fulminea, avvolgo il fil di ferro intorno a 2 bastoni ed ottengo una piccola griglia per le mie bistecche. I rami secchi dell'ultima potatura stipati a un lato della casa mi hanno fornito la brace e delle pietre, che ho disposto in cerchio, hanno fatto da camino. Perfetto! La prima gligliata dall'inizio del viaggio...ed è venuta perfetta!!
Dopo cena mi intrattengo un po di fianco al fuoco (che nel frattempo avevo ravvivato) lasciandomi trasportare dalla pace della contemplazione di quelle campagne così antiche prima di mettermi a dormire.
Oggi era il grande giorno: i miei sarebbero venuti per incontrarci e mangiare insieme prima di tornare ognuno alle proprie situazioni. E' stata dura ma ce l'abbiamo fatta: all'una dovevamo incontrarci a Taverne d'Arbia ma alle 11:00 ha cominciato a diluviare, fortunatamente la casa abbandonata di fianco alla quale mi sono accampato aveva una tettoia e mi ci sono riparato.
Parto appena smette di piovere, ma sfortuna vuole che proprio oggi google maps mi dovesse mandare su strade in mezzo ai campi, di terra! E dopo la pioggia potete immaginare come mi sono conciato per togliere la bici dal pantano in qui si era bloccata. Oltretutto ho dovuto fare un giro lunghissimo dopo aver scoperto che la suddetta strada era interrotta da un fiume! Sono arrivato con 2 ore e mezzo di ritardo ma è stata comunque una festa!
Vedere i propri genitori con le lacrime di gioia agli occhi per rivedersi dopo mesi è una cosa che non ha prezzo! E io ringrazio di avere i miei così come sono, con la forza e la gioia che mi danno, sempre!
"Te sei matto come un cavallo!" il primo commento del babbo che sorridendo tratteneva lacrime e singhiozzi e veniva per abbracciarmi. Io l'ho presa a ridere e con una battuta ho cercato di sciogliere il nodo che mi si stava stringendo in gola.
Al di là di tutto, so quali possono essere le preoccupazioni di un genitore che si ritrova una testa matta come la mia per figlio e mi dispiace fargli passare tutto questo...ma la vita è una, e se non è vissuta non è vita! 
I miei genitori per il mio 22esimo compleanno mi hanno fatto un regalo, il migliore di tutti nella vita: c'era un regalo materiale che non ricordo...ma insieme al regalo c'era un bigliettino (che conservo ancora nel portafogli) che non dimenticherò mai, dice: "La vita è un pentagramma fatta di righe e di spazi, incontrerai i diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro. Il musicista sei tu, fai della tua vita una musica gioiosa" ... e credo che se sono riuscito a comporre questa sinfonia di viaggio sia solo merito loro! Grazie Mamma, Grazie Babbo!
Ok, finito il momento strappalacrime...torniamo al viaggio!
Dunque dopo gli abbracci ci sediamo per mangiare, avevo una fame! Bis di primi per me (Gnocchi 4 formaggi e spek e gnocchi al tartufo) e un primo per babbo e mamma (a loro ne basta uno solo, non fanno 50 km al giorno con la bici), e poi un bel filetto con lardo di colonnata che se fosse possibile raccontarlo lo farei! Squisito!
Dopo mangiato cerchiamo un B&B nelle vicinanze che stanotte il meteo annuncia un bell'acquazzone e, visti i prezzi e l'ora, dobbiamo caricare tutto in macchina e spostarci fino a Rapolano terme per trovarne uno abbordabile, 23 km risparmiati con dislivelli di più di 150m ... direi che è stata un'ottima scelta! E poi non avrei mai fatto in tempo ad arrivare pedalando, erano già le 19:00.
Bellissime viste dai finestrini della macchina dai quali non sono più abituato a guardare, è stato un momento, velocissimo ed è già sparito...colline e collinette così rotondeggianti da sembrare di gomma, morbide, campagne di un verde incredibile e l'ultimo sole che arrossava il cielo, una meraviglia, ma non ha lo stesso sapore quando la salita te la conquisti invece di spingere su un pedale (e non parlo di quello della bici).
Domani ripartirò con calma verso le 12:00 o le 14:00 (tempo permettendo) e cercherò di fare una quarantina di chilometri, ormai manca poco e mi avanza tempo così che posso gestirmi e fare pochi km al giorno arrivando in tempo per la festa del 19.
Allora ragazzi..siete pronti?!?! il randez vous è a Urbania alle 16:00/17:00, pensavo di farlo alla Colonia e da li partire tutti insieme per san silvestro dopo un paio di birrette!
Se avete altre idee o suggerimenti non fatevi scrupoli!! 
Daje! ci vediamo sabatooooooo!!!

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giovedi 3 settembre 2015    h 22:00

La sosta a casa dei parenti francesi è stata bellissima, cercherò sicuramente di tornare a trovarli. A parte che fanno parte della mia famiglia e a me sembra sempre bello riunire i parenti (anche se alla lontana), è stato anche molto divertente cimentarsi con il francese. Per fortuna poi loro capiscono e parlano abbastanza bene l'italiano così che non abbiamo avuto nessun problema a capirci. Con loro ho potuto finalmente fare un tuffo nella cultura francese, che era quello che volevo, peccato solo sia stato così breve.
Un solo giorno di riposo con belle mangiate e un sacco di risate...ed ero di nuovo in strada.
Nuvole sulla testa e vento contro (ovviamente), il giorno non comincia bene. 
Esco dalla città e comincio a dirigermi verso est. Finiscono le case e rimango tra i campi, niente traffico, strade di campagna, asfaltate, molte curve e qualche saliscendi. Il verde delle campagne francesi mi ricorda le campagne marchigiane...casa.
Mi perdo un po' tra i colori e gli odori della campagna, la bici fila liscio sulla strada e mi accorgo che il vento ha cessato di spingere, e vai! una buona finalmente!
Ma ecco che mi ritrovo perso tra stradine di campo sempre più malconce e dissestate, maledico Google Maps e la mia idea di usarlo come mappa del viaggio quando sono costretto a scendere e spingere la bici per una salita di ciotoli. Ci metto una mezz'ora per percorrere i 2 km che mancavano alla strada dipartimentale e quando la raggiungo, uscendo dalla vegetazione che riparava dall'aria, mi accorgo che il vento spingeva nella mia direzione...lieve e pacato, ma quel tanto che basta per sentire l'inerzia della bici accompagnare ogni pedalata. Che bello! Finalmente il vento giusto!
Comincio a pedalare forte e mi rendo conto che con vento a favore e marce lunghe lo sforzo non cambia, fatico più o meno come i giorni precedenti perché l'istinto ormai è quello di tenere sempre la stessa tensione sulla catena (quando si passa tanto tempo sulla bicicletta l'economia energetica diventa il primo pensiero e la concentrazione si sposta tutta su respirazione e coordinazione/attivazione dei vari muscoli nelle relative fasi della pedalata), ma questa volta le endorfine viaggiavano forte alla vista del contachilometri che non scendeva mai sotto i 30 km orari.
Mi fermo solo per raccogliere una dozzina di pesche da un frutteto trovato lungo la strada e quando riparto mi accorgo appena del cambio di peso (saranno stati 3 kg abbondanti in più), grazie vento!
Continuo a pedalare forte passando per tutti i paesini di campagna che separano Montpellier da Salon-de-Provence dove verso le 20:00, superato il centro abitato, mi arrampico per un paio di km su per una stradina di campagna e mi vado ad accampare in una radura tra la vegetazione. 115 chiolometri! E' il mio record, ho finalmente superato il muro dei 100!
Cucino e mangio mentre mi godo il tramonto e alle 23:00 dormo come un ghiro, appagato e confortato dalla soddisfazione del traguardo personale raggiunto.
Mi sveglio con i primi raggi di sole che colpiscono la tenda e dopo colazione mi tocca aspettare una mezz'oretta che tenda e telo impermeabile (che avevo preventivamente adagiato sulla bici la sera precedente) si asciughino dalla rugiada ai primi, deboli, raggi di sole.
Spingo la bici fuori dalla radura e poi sulla strada, scendo dalla collina e continuo verso est; il buonumore del giorno prima si trasforma di nuovo in frustrazione quando mi accorgo che il vento non sta più dalla mia parte. Ormai ogni folata che non fosse in direzione di marcia mi riportava all'incubo di fatica e rabbia dei giorni di viaggio verso Carcassonne.
Ma non va poi così male, alla fine della giornata ho coperto 82 km, tra saliscendi e vento irregolare che ora aiutava, ora frenava...e io con lui cambiavo umore: fischiettando felice e spensierato quando era dalla mia parte e imprecando e malidecendomi per essermi messo in quest'avventura quando mi dava contro. Uno schizofrenico in bicicletta!
Ma per lo meno potevo riempirmi gli occhi con il paesaggio tutt'attorno, colline verdi riempite a vigne con chateau o cantine decoratissime sparse lungo tutta la valle; per ogni cantina c'era un casolare con spazi di degustazione (ben pubblicizzati nei relativi cartelli posti sulla strada) tutto circondato dalle viti. Botti, vecchi aratri e attrezzi di campagna facevano da addobbi ai lati delle dritte e bianche strade vicinali che dalla strada dipartimentale (che stavo percorrendo) portava ai casolari. Un bellissimo panorama! 
Peccato che nessuna delle cantine nelle quali mi son fermato per riempire la mia fiaschetta vendesse vino al litro, solo bottiglie...e ovviamente costosissime! La route de vins è un'attrazione turistica quasi di elìte e i prezzi sono adeguati al tipo di clientela.
Per la notte mi trovo un posticino ben riparato dalle chiome degli alberi selvatici proprio di fianco a una vigna dopo aver percorso 84 km in totale.
Riparto fresco e spensierato la mattina seguente, e mi metto per le solite strade di campagna che mi suggerisce Google, ma ai 26 km mi ritrovo in una situazione pessima, avrei potuto scegliere tra 2 opzioni: 1.tornare indietro di almeno 18 km per mettermi su un'altra strada più percorribile o 2.farmi 500 metri di salita brutale, con pendenza di più del 20% su fondo molto sconnesso e ciotoli, solo una jeep 4x4 con le ridotte sarebbe potuta salire per quella strada, e magari avrebbe avuto bisogno del verricello! Imprecato, tirato il casco al suolo, maledetto Google e le mie scelte...poi mi son calmato, mangiato un po di frutta e ho cominciato a salire. Pensavo: "meglio farmi sta salita e i prossimi 3 km di sterrato che buttare tutti i km fatti fino a qui" ...non sono ancora convinto di aver fatto la scelta giusta. A metà salita c'era una spianata e dunque non potevo vedere che dopo la prima c'era un'altra salita...peggio della prima! immaginate cosa può essere arrivare a quel punto, tornare indietro ormai è da pazzi, troppa fatica sprecata; ma andare avanti era quasi impossibile...
Avanzo lentissimo grondando sudore, ad ogni spinta praticamente sollevavo tutta la bici e mi aggrappavo ai freni per bloccarla nella nuova posizione. mai vista una strada con quella pendenza...sembrava una pista nera da sci!
A meta della seconda salita è impossibile avanzare, i solchi nel suolo fanno incastrare le ruote e i ciotoli sotto i piedi mi fanno scivolare rischiando più volte di finire al suolo. Mi fermo per prendere fiato poi decido di smontare le borse e portare su  tutto a pezzi.
Ci ho messo più di un'ora per tirarmi fuori da quella situazione e arrivato in cima ridiscendo  dall'altra parte della collina senza pensarci troppo. Ero proprio in alto, potevo vedere le 2 valli ai lati della mia collina.
Arrivato in fondo, sull'imbocco della dipartimentale, mi fermo per recuperare ma sento i muscoli che tremano, una mezz'ora non è sufficiente e quando guardo il totale dei km non rimane che frustrazione in testa. Ero finito, alle 14:00 non avevo più un grammo di energia in corpo e non avevo fatto che 29 km! neanche 30!
Riparto deciso a trovarmi delle provviste e il primo posto per accamparmi. 48 km alla fine della giornata e a dormire alle 21:00 con la coda tra le gambe. 
Il giorno seguente non va molto meglio, e per raggiungere Cannes mi tocca salire per 15 km con pendenza del 5%, senza spianate, tutta in salita. Il 5% non è poco, ve lo assicuro, ma per lo meno ho potuto pedalare (e non spingere) e poco a poco, con soste ogni 3 km, ho salito tutto il Parc Regionel de les Alpes Maritimes per 315 metri. Sudatissimo e provato dalla salita ma soddisfatto per averla pedalata (anche se forse avrei faticato meno spingendo) riprendo la discesa e mi fermo a 5 km da Cannes, tra le ultime fronde di vegetazione prima dell'inizio della città.
E' stato l'ultimo posto tranquillo che ho visto prima di entrare nel marasma della costa più chic d'Europa.
La mattina me la prendo comoda convinto che una volta entrato in Italia sarebbe stato tutto più facile, quanto mi sbagliavo! Ma andiamo per gradi...
80 km alla fine del giorno, attraversando Cannes, Nizza, Monte-Carlo e Menton.
Allora: Cannes non è niente di che ma mi sono tolto lo sfizio di vedere il palazzo del Festival e dei congressi (niente di che neanche quello!), Nizza invece è meravigliosa: palazzi e vie storiche nella piccola valle tra i massicci delle Alpi proprio a ridosso del mare. Bellissimi panorami ma prezzi astronomici.
Meglio non parlare di Monte-Carlo...ci sono passato solo perchè la strada passa per forza per di lì, tra mare e montagne è l'unico passaggio esistente (o comunque il più facile, e facile non è mai da quelle parti). Poi a me le macchine di lusso non mi interessano, anzi, in questa situazione quasi mi indisponevano...pensavo solo ai ricconi snob a bordo delle loro lamborghini e Ferrari facendo giretti per una città piccola e inutile, sfilando per le strade di un paradiso fiscale che è una zecca, una sanguisuga, un parassita degli altri sistemi economici che si basano su lavoro e tasse! Bah, ho cercato di farla più veloce possibile sapendo che comunque un viaggiatore del mio tipo non è ben voluto in un posto come quello, figurati se ti lasciano accampare liberamente, mi è stato detto che ti possono anche arrestare per vagabondaggio! E infatti non ho fatto in tempo ad uscire dalla città che un paio di poliziotti in moto si sono sentiti in dovere di accertarsi che me ne stessi andando indicandomi la strada più veloce ed accompagnandomi per il primo chilometro. Che si fottano! Loro e la loro città-stato parassita!
Arrivo a Menton alle 19:30, ultima città francese, con le gambe a pezzi ma non posso abbandonare...sono convinto che poco al di la del confine andrà tutto meglio. Attraverso la città sparato come un treno e mi fermo solo per fare un paio di foto, Menton è proprio bella, la chiamano la perla di Francia, ed effettivamente è bella...ma c'è sempre il solito problema dei prezzi.
Comincio a vedere i cartelli che indicano la direzione verso l'Italia e vado sparato, il sole sta scendendo e comincio ad aver paura che non avrò tempo per raggiungere un posto confortevole. Alle 20:30 ero sul confine, con ultimi raggi di sole scatto un paio di foto con il cartello ITALIA e con il mare, panorami mozzafiato, ma mozzafiato era anche la salita che stavo facendo: 6 km e ce n'era ancora...ma ormai senza luce mi fermo in una terrazza di una costruzione incompiuta, a 500 m dopo il posto di frontiera. Un posto provvidenziale, sopraelevato dalla strada e con un pavimento in piano, anche se di cemento è stato un ottimo posto dove fermare. Doccia a bottiglie, cena con pane e formaggio Brie e a dormire senza tenda, solo sacco...non potevo rendermi troppo visibile. Bel posto tutto sommato, con vista mare e luna piena che, rossa, sorgeva lenta dal mare.
La mattina mi sveglio con le prime luci, e parto veloce verso ventimiglia. Mi fermo nel primo bar che trovo e faccio colazione con pasta e caffe...mmmm...che buono! un caffè vero! finalmente!
Sento la botta del caffè salire nell'ora seguente, erano già 10 giorni che non lo bevevo e ora l'effetto lo sentivo tutto, pedalo fortissimo e in poche ore percorro 50 km superando Sanremo verso le 14:00 e alle 19:00 mi fermo per accampare ad Albenga, vicino Alassio, proprio sulla via Julia Augusta, una via romana che collegava la penisola italica alle terre francofone.
Molto caldo e molta umidità mi fanno sudare di continuo e per fortuna alla fine della giornata sono riuscito a procurarmi l'acqua per una bella doccia. Mi addormento in un uliveto a terrazze, sul lato di una collina con vista mare e isola Gallinara.
Dal secondo giorno in Italia è ormai chiaro che i miei sogni di vedere campi e frutteti sono e rimangono appunto sogni.
La Liguria è un altro di quei posti che visitati in moto o in macchina sono meravigliosi, ci sono viste mozzafiato ad ogni scogliera e la tipica conformazione geomorfologica rende anche i centri abitati molto caratteristici.
Immaginatevi paesini arroccati sul lato di una montagna che va su ripidissima dal mare, non tutte case aggruppate ma sparse sul lato della montagna, una meraviglia per gli occhi, ma una tortura per le gambe.
Anche la SS1, l'Aurelia, che passa quasi sempre a lato del mare, sale e scende di continuo, a volte anche di parecchio rendendo la pedalata estenuante.
Mi faccio tutti i paesini della costa e ad un certo punto mi sembra che lo schema si ripeta di continuo: montagna a sinistra e mare a destra, la strada scende al paesino, lo attraversa e sale di nuovo tagliando la montagna in obliquo per poi ridiscendere di nuovo dall'altra parte, in un altro paesino...bellissimo, ma con il traffico che c'è in questo periodo l'aria è irrespirabile, rendendo di fatto l'esperienza molto più pesante.
Un'altra notte sotto un albero in un provvidenzialissimo campo a terrazze dopo aver percorso 120 km...altro record!! Complici il vento e Genova. Genova è una città che ha inglobato molti dei paesini che aveva ai lati e con i suoi 600 mila abitanti copre più di 30 km in lunghezza e meno di 10 in larghezza, sempre per colpa di mare e montagne. E' una città spalmata sulla costa, e siccome non potevo cercare posti per dormire lì me la sono dovuta far tutta! 
Il caffè è ormai il mio doping, con uno viaggio 50 km sparato, e infatti genova l'ho fatta tutta a 35 km/h, uscendo in meno di un'ora e mezza.
A Recco, dove mi sono accampato, mi accrogo che la SS1 nella mappa si allontana dalla costa proprio da quel paesino e poco più avanti comincia il parco delle cinque terre. Ho sempre avuto curiosità di vederlo e non potendo arrivarci con la strada (non ci sono strade che passano per la costa, solo sentieri non percorribili con una bici come la mia) ho deciso di prender il treno. 62 km di treno che tra una galleria e l'altra rimane sempre vicino alla costa e dai cui finestrini ho potuto vedere le meraviglie delle 5 terre: scogliere a picco sul mare, paesini medievali arroccati su spuntoni di roccia dritti sul Meditarraneo, ponti e ponticelli antichi...un tuffo nell'eta media, ma comodamente seduto su un sedile di un treno.
All'inizio ero titubante, non avrei voluto risparmiarmi km con un mezzo di trasporto, ma poter vedere le 5 terre è più importante, avrei potuto pedalare, ma lontano dalla costa e in mezzo al niente, con camion e macchine che rendono l'aria irrespirabile...no, non sto facendo una gara, sono in viaggio, e conoscere e scoprire è quello che mi preme di più.
Allora con il treno sono arrivato a Riomaggiore, ultimo paesino medievale del parco delle 5 terre e da lì ho continuato in bici. Il paesino è minuscolo, una trentina di case, chiesa, campanile e molo, tutto sul mare e arrampicato per il lato della montagna che sale ripidissima.
Mi faccio 5 km spingendo la bici per salire fino al livello della SS1 su una salita fortissima, polmoni e gambe chiedono pietà mentre gli occhi ringraziano per le viste meravigliose. Scatto alcune foto e scendo dall'altra parte verso La Spezia a 50 km/h. A tratti mi sentivo di nuovo a Cazorla, natura e vegetazione dappertutto, una meraviglia!
Arrivato a La Spezia so che la strada è ancora lunga ma grazie al vento che soffia nella mia direzione e al caffè preso in un bar riesco a tenere una media altissima (sopra i 18 km/h) e alle 20:00 arrivo a Lucca dove vive mia cugina Linda, suo marito Fabio e il mio procuginetto Ugo.
Arrivo velocissimo a casa loro con 111 km e dopo la dovuta doccia e i vari saluti, baci e abbracci ci sediamo finalmente ad una tavola per mangiare carne alla brace con Alfredo (fratello di Fabio) e famiglia. 
Che bello stare di nuovo in famiglia! Ugo poi cresce tantissimo e ogni volta che lo vedo è sempre più grande, ora ha quasi 12 anni e questa situazione mi fa ricordare di quando ero piccolo io e tutti, tra amici dei miei e parenti, al vedermi, dicevano le stesse cose che dico io ora di lui! 
Finalmente poi ho qualche giorno per riposarmi, ne avevo proprio bisogno! avrei potuto arrivare sabato prossimo, il 12, ma siccome molti degli amici che volevo ci fossero al mio arrivo non potranno esserci per impegni imprescindibili (tra lavoro e matrimoni settembre è un mese del c**** per far finire sto viaggio) penso proprio che mi farò un giro per le terme naturali senesi per spedere questa settimana in più.
Al mio arrivo poi farò una festa a casa dei miei, a San Silvestro di Fermignano...dove questo viaggio DEVE finire, perché TORNO A CASA IN BICI non può che finire a CASA!
E allora dai..cominciate a organizzarvi, il 19 vi voglio tutti a casa mia! Almeno per la Festa di Arrivo! 
Per i più intrepidi invece c'è la possibilità di farsi gli ultimi 5 km pedalando con me! 
Se i piani non cambiano dovremmo ritrovarci a Urbania (posto di raduno ancora da definire) verso le 17:00 e pedalare tutti insieme verso casa mia! 5 km li può fare anche un bimbo..dunque non abbiate paura!
Non so quando aggiornerò la prossima volta, ma credo di farlo qualche giorno prima di arrivare, anche per dare ulteriori dettagli sull'arrivo.
Alla prossimaaaaaa!!!!

  • famiglia francese
  • Montpellier
  • luna rossa
  • luna
  • vitigni francesi
  • salita maledetta
  • parc regionel de les alpes maritimes
  • cannes
  • Côte d'Azur
  • frontiera
  • verso l'Italia
  • Côte d'Azur (Menton visto da ventimiglia)
  • Liguria
  • Liguria
  • Liguria
  • liguria
  • costa ligure
  • costa ligure
  • costa ligure
  • scogliere a picco
  • verso Alassio
  • Via julia Augusta (vista isola gallinara)
  • Recco
  • Recco e cibo
  • Stazione di Recco
  • treno
  • biglietto (62 km)
  • Riomaggiore
  • vista scogliera Riomaggiore
  • vista scogliera Riomaggiore
  • vista scogliera Riomaggiore
  • RIOMAGGIORE
  • riomaggiore
  • Famiglia a Lucca
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lunedì 24 agosto 2015 h 16:00

Mi è piaciuto un sacco la sosta da Guille, a parte l'esperienza di vivere a stretto contatto con la natura (il bagno secco può essere una prova per alcuni), mi è piaciuto stare con gente così piena di voglia di ridere, anche quando le situazioni non sono rosee.
Alla fine mi sono fermato una settimana intera da Guille, ma non è stato solo per pigrizia e divertimento, ho dovuto sostituire la ruota posteriore della bici visto che i raggi, troppo tesi, si stavano rompendo uno dopo l'altro e ho dovuto fare la scheda sim per internet; il ferragosto nel mezzo non ha semplificato le cose e l'incompetenza delle impiegate delle poste ha fatto il resto. Una settimana per capire come funziona e andare a spiegarlo in francese (che parlo appena), alle sopracitate impiegate non è comunque servito a salvarmi da una spesa inutile di 40€.
Durante la sosta a casa di guille ho conosciuto suo padre Rafael, la compagna Monty e il figlio della compagna Laron che tornavano dalla svizzera dove hanno passato gli ultimi 2 anni a lavorare. Ovviamente dicono tutto quello che ci si può aspettare sulla svizzera: zero sole, freddo, gente chiusa ma molti soldi se si lavora.
Siamo partiti martedì 18 in direzione Carcassonne alle 17:00..un'ora improponibile, ma Guille lavorava fino alle 12 e tra pranzo e preparativi si è fatto tardi.
Il primo tratto fila liscia come l'olio: strada asfaltata e poco trafficata in mezzo ai vigneti della famosa route de vins. I chilometri passavano senza che ce ne accorgessimo.
Ai 20 km ci fermiamo per aggiungere Rafael ("el venezolano") al gruppo e continuare verso port Leucate dove avevamo programmato di sostare per la notte. A port leucate Guille ha lavorato e ha amici, Rafael ("el venezolano") è uno di loro. Appena arrivati conosco la ragazza di rafael, Audry, e un altro Rafael ("el frances") altro amico di Guille.
Passiamo la serata mangiando dell'ottima carne alla piastra, che veniva dal ristorante dove lavora Audry, e bevendo buonissimo vino della cantina della familia della stessa Audry...il tutto sulla barca della coppia, un cabinato di 9 metri. Nella barca ci abbiamo anche dormito, gli spazi sono piccoli ma comunque comodi. Non è la prima volta che dormo in barca, e normalmente non è uno dei posti che preferisco (il mio amico e compagno di viaggi Lorin sa perchè), ma mi è piaciuto aggiungere questa esperienza al viaggio, e poi non è stato così male questa volta, anzi. L'unica cosa scomoda è stata smontare tutto dalla bici, tirare a bordo e procedimento inverso la mattina seguente.
Pronti per partire alle 11:00, Rafael ci accompagna per i primi 5 km e dopo i dovuti saluti ci lascia e torna alla barca. Grazie ancora Rafa e Audry, è stato bello conoscervi!
Io e Guille proseguiamo per il nostro cammino ma ci rimane subito chiaro quale sarebbe stata la situazione della giornata e dei giorni a venire.
Non sapevo che il sud della Francia fosse tanto scosso dai venti, avrei potuto immaginarlo al vedere gli impianti eolici proprio dietro casa di Guille ma ero appena arrivato in Francia e le esperienze culinarie mi hanno offuscato il pensiero.
E dunque se c'è vento mi sembra ovvio che a noi toccava prenderlo tutto in faccia. Neanche mi sarei aspettato che fosse tanto forte l'effetto del vento sulla bicicletta...e ve lo assicuro, è tremendo!
Due giorni di viaggio controvento, con una media di 7 km/h e picchi di 18 ! Andando a piedi non avremmo tardato molto di più.
Ma con un Andaluso al tuo fianco puoi stare tranquillo, anche nei momenti peggiori sanno tirarti fuori il sorriso e farti cambiare la prospettiva. Abbiamo passato il tempo ad inveire contro il vento e ridere della condizione (a momenti disperata) che ci era toccata.
La prima notte dormiamo appena fuori Narbona, tra i pini dell'unica collina non coltivata nel raggio di 20 km, con un bellissimo cielo stellato sotto il quale non ci accorgiamo di addormentarci dopo esserci riempiti lo stomaco con pasta al ragu e cammembert.
Il giorno seguente arriviamo a Marsellette, dove imbocchiamo il canal du midi (patrimonio dell'umanità): per chi non lo conoscesse è un canale artificiale con sistemi di chiuse costruito per collegare l'atlantico al mediterraneo, e così da non dover pagare i pedaggi a Spagna e Gran Bretagna per passare tra le colonne d'Ercole.
La stanchezza la fa da padrona, sia fisica che mentale, pedalare tutto il giorno contro vento è snervante e toglie qualsiasi voglia di contemplazione. 
Riusciamo comunque ad arrivare alle porte della città e dopo una doccia a bottiglie ci accampiamo in un bellissimo posto, molto tranquillo: una casa diroccata a lato del canale con molti campi e alberi intorno, riusciamo anche a fare un fuoco sul quale cuciniamo il solito cammembert e pasta; formaggio e vino non mi sono mai mancati fin'ora e spero non manchino nei prossimi giorni in Francia.
Arriviamo a Carcassonne verso le 12:00 e dopo la banca di Guille passiamo alle Poste per risolvere il problema di internet della mia scheda. Ho dovuto spendere i suddetti 40€ per attivare un'altra carta, il tutto per un errore loro, ma queto è il mondo globalizzato amici: non ti sta bene? cambia compagnia! ...e la seguente farà lo stesso!
Con l'amaro in bocca e lo stomaco ancora vuoto andiamo a visitare la Citè di Carcassonne; una meraviglia unica!E' un castello, ma di quelli da film Disney: mura, ponte levatoio, torri, merletti con feritoie e tutto il resto...bellissimo! Vedevo i bimbi giocare immaginandosi nel medioevo e sono stato quasi rapito dalla loro magia, un posto molto suggestivo.
Unico neo in tanto candore è il sovraffollamento di turisti...immaginate noi 2 spingendo le bici stracariche su per la salita (è un castello, pensate che lo fanno in pianura?!) schivando le persone che facevano brutte facce quando le urtavamo, ma era impossibile non farlo, ci muovevamo appena!
Quando arriva anche il sole a picchiare forte sulla testa non ce la faccio più e sbrocco, e a 200 m dalla cattedrale faccio cambiare direzione per dirigerci verso l'uscita. Fame, frustrazione per i soldi buttati, caldo, fatica accumulata, preoccupazione per la tormenta che doveva arrivare e un pizzico di agorafobia mi hanno fatto perdere l'occasione di vedere un bellissimo monumento, ma in quelle condizioni non so quanto me lo sarei potuto godere.
Ripartiamo alle 16:00, tardissimo, e stavolta il vento ci spinge, che bello! E' totalmente un'altra esperienza con il vento in poppa...usciti dalla città percorriamo con un filo di gas 17 km in 40 minuti, il giorno prima ci avevamo impiegato 3 ore sudando 7 camicie!
Ma le cose in viaggio possono cambiare molto rapidamente e dopo appena 20 km a Guille scoppia la ruota posteriore. E' gia un miracolo che non sia caduto, ma la situazione non era cmq bella: è impossibile aggiustare un copertone squarciato ma noi ci siamo riusciti, 2 fascette hanno soretto i 2 lembi per i seguenti 50 km!
Ma mentre riparavamo la gomma il vento ha cambiato direzione e dopo questa disavventura ci siamo ritrovati un'altra volta controvento...10 km e ci fermiamo a Homps, un piccolo porto turistico sul Canal du Midi.
Conosciamo una ragazza molto simpatica e carina che lavora su una di quelle barche e ci lascia usare il tubo dell'acqua per farci una doccia fredda lì sul molo.
Tornati alla vita, dopo la doccia ci fermiamo per quattro ciarle e praticare quel poco di francese che conosco (maledetto guille, in francia ho parlato molto più spagnolo che francese!). Ci accampiamo poco più avanti a lato del canale.
La mattina ci sveglia il forte vento e i nuvoloni neri sulla testa poco prima delle 7:00, ricordo le stelle e l'aria calma della notte prima di addormentarmi...tutto sparito in poche ore!
Ripartiamo in fretta ed arrivati all'incrocio prescelto ci dividiamo: hasta pronto hermano! que te vaya bien! abbracci e auguri di tutti i tipi prima di dividere i nostri cammini. 
Posso dire di aver trovato un buon amico in questo viaggio!
Pedalo tutto il giorno con il vento contro (40 km/h), più forte di quello dei giorni precedenti, in più con la preoccupazione dell'imminente pioggia, ma alla fine della giornata aggiungo ben 74 km al totale (che in quelle condizioni valgono il doppio in termini di sforzo fisico) e solo qualche goccia di pioggia.
La sera esagero un po con il vino e mi addormento mezzo ciucco poco fuori Florensac. Nottataccia, pioveva a tratti e non riuscivo a rilassarmi totalmente.
Ieri mattina esco dalla tenda alle 8:00 e dopo colazione e cacata fra i cespugli sono in sella alle 10:00. 
La stanchezza accumulata si sente tutta, i quadricipiti sono duri e fanno male al pedalare, i polpacci mi danno i crampi di notte, anche i glutei e gli ischiocrurali sono duri e tesi...stiro di continuo ma quello che mi serve è un giorno o due di riposo...
Mancano 50 km a Montpellier dove ci sono ad aspettarmi Jean-Claude e Catherine (figlio e nuora di Gisele Scaramucci, cugina di mio padre) e sembrava ormai quasi fatta. Ma come dice la legge di murphy: se qualcosa può andare storto sicuramente lo farà!
E siccome si tratta di una legge fisica non ho avuto modo di scappargli e dopo 5 ore ero (per la quarta volta) a lato della strada, con la bicicletta appoggiata ad un albero, entrambi sotto il telo impermeabile con la pioggia che cadeva fortissima spinta da raffiche di vento a 50 km/h.
Totalmente bagnato dalla vita in giù e umidiccio nella parte superiore ho cominciato a preoccuparmi quando l'acqua non riusciva più a defluire nel canale di scolo a lato della strada e il livello saliva superando le caviglie. 
Quando piove è meglio stare fermi e aspettare che passi ma in quelle condizioni ho preferito giocarmela e togliermi da quel posto.
Guardare fuori dava i brividi, camminavo ricurvo sulla bici spingendola con il telo che ci proteggeva (parzialmente) entrambi, l'acqua alle caviglie e fulmini e tuoni sulla testa...mamma mia che esperienza!
Fortunatamente proprio dopo un centinaio di metri la tempesta comincia a placarsi e posso riporre il telo per proseguire pedalando.
Strade allagate e veri e propri fiumi nei canali di scolo con il sole che faceva capolino ogni tanto, questo era il paesaggio.
Mi metto sulla D613 che, anche se un po più lunga, è una strada dipartimentale e arriva diretta a Montpellier.
Jean-Claude non smetteva di chiamarmi preoccupato chiedendomi se avevo bisogno che mi venisse a prendere. Ma ormai il peggio era passato, pedalo forte, sempre contro vento, e in 2 ore percorro gli ultimi 25 km. 
Arrivo a Castelnau-le-Lez verso le 20:00 tra la gioia e lo stupore di tutti, giusto in tempo per un'altra tormenta, ho visto la strada davanti casa trasformarsi in un fiume ma ormai ero al riparo.
Conosco le mie procugine Laura e Anaise e dopo una dovutissima doccia ci mettiamo tutti e 5 a tavola, inutile dire che sono stato il primo a cominciare e l'ultimo a finire di mangiare, ero sfinito!
Durante la cena parliamo molto, tra il mio poco francese e il loro italiano ci siamo capiti alla grande, un bicchiere di vino poi aiuta sempre con le lingue. Continuo a chiedermi perchè non abbiamo avuto rapporti familiari più stretti, Jean-Claude è figlio di una scaramucci e assomiglia moltissimo a mio nonno paterno, mi sembra incredibile che praticamente non ci conoscessimo!Spero avremo più occasioni in futuro!
Una notte in un comodo letto era quello che ci voleva e dopo aver controllato mail e facebook alle 23:00 già dormivo.
Ho dormito come un ghiro e stamattina mi sono svegliato alle 10:00, alle 11:30 sono andato in centro a Montpellier con Laura e abbiamo mangiato con Jean-Claude e Catherine in un ristorante del centro, una terrazza vicino alla piazza principale con un sole che nessuno si aspettava di vedere oggi.
Domani ho intenzione di ripartire, ho controllato il meteo e il vento è sempre lì a spingere contro la direzione in cui vado io, un po più debole ma sempre presente. E' un peccato perchè sta rendendo poco piacevole il viaggio qui in Francia, che era la parte che più mi interessava.
Staremo a vedere, mancano più o meno 400 km alla frontiera italiana, credo e spero di farcela in meno di 10 giorni. E' probabile che il prossimo aggiornamento lo farò in patria.
Alla prossima! 

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14 agosto 2015   h 12:00

Questo viaggio mi sta piacendo sempre di più!! ed è un peccato che abbia già passato la metà. Ci sono sempre momenti difficili, come in qualsiasi viaggio(fisico, mentale o metaforico che sia), ma poi arriva sempre una situazione o un evento che risvegliano quelle bellissime sensazioni legate ad un'esperienza come questa: libertà, scoperta, meraviglia, vittoria...ma anche quelle che normalmente sarebbero negative come sconfitta, solitudine, preoccupazione, fatica, prendono il loro posto e ti fanno cambiare tutte le prospettive; ti fanno sentire bene...vivo!

Da Pablo, a Barcellona, ci sono arrivato sfinito, la strada sulla costa è stata un'impresa per niente memorabile. Dovevo tapparmi bocca e naso con la canottiera per non respirare quello schifo di fumi di scarico dei troppi turisti di Barcellona. Per non parlare delle continue salite.
In più, dopo aver lasciato quella strada odiosa, mi sono perso tra le strade a scorrimento veloce dell'aeroporto. 
Ad un punto sono finito a pedalare nella corsia di emergenza di un'autostrada...chissà cosa avranno pensato gli automobilisti che passavano di lì nel vedere un pazzo pedalare, con una bici caricata all'inverosimile, su un'autostrada?!
Da Pablo è andata da dio, mi sono rilassato, ho fatto tutta (o quasi)) la manutenzione di cui la bici aveva bisogno, recuperato cose per il viaggio e sono ripartito in gran forma.
Sapevo che il cammino per uscire da Barcellona non sarebbe stato molto bello, avevo già notato nella mappa che il nucleo urbano si estende per molti km a nord della città, e di fatto non sarebbe stato un problema fare i 70 km necessari a detto proposito se non fosse arrivato, intorno al km 40, un dolore molto strano al ginocchio sinistro.
Ero sulla strada che percorre tutta la costa, e siccome non c'è un cm quadrato libero (i soliti hotel, dappertutto!) non riuscivo a trovare un posto dove poter pensare di fermarmi per non aggravare la situazione del ginocchio.
Era un dolore strano, non aveva molto senso, non capivo da quale punto veniva ma a volte dava delle scariche di dolore fortissime. Ho continuato, pedalando praticamente solo con la gamba destra, per gli altri 30 km. Continuare con il ginocchio così non è stata una gran mossa, ma non avevo molta scelta, non riuscivo a uscire dal nucleo urbano.
Appena lasciata la costa, vicino a Tordera, trovo un parco naturale (pieno di spazzatura!) e mi ci accampo. Era presto, le 18:00 più o meno, il tempo di farmi la mia solita doccia da un litro e mezzo, cominciare a mangiare e comincia a piovere...di nuovo!
Non ci potevo credere! di nuovo! appena ripartito...mannaggia!
Il terreno scosceso e pieno di buche e pietre mi ha impedito di montare la tenda, così mi sono dovuto accampare sotto il telo impermeabile, aggiustato a mo di tenda canadese, con la bici ad un lato e un bastone e 2 tiranti dall'altro.
Tanta pioggia, a tratti ma durante tutta la notte. E io nel sacco, sotto il telo, cercando di dormire tra le pietre e la preoccupazione di cercare di non finire bagnato un'altra volta.
La mattina il cielo promette male e google conferma che durante il pomeriggio e la notte seguenti avrebbe piovuto ancora.
Dopo la colazione, deciso a trovare un modo per non dormire di nuovo sotto la pioggia, ho speso bene una ora abbondante per cercare ospitalità su warmshowers.org e Rafael mi ha risposto ed accettato la mia richiesta.
Dovevo "solo" arrivare a Girona, a 40 km da dove mi trovavo, e avrei avuto doccia e letto asciutto per la notte.
Ricomposta la bici, la spingo fuori dal parco e continuo a camminare per un km, non avevo molta voglia di ricominciare a pedalare e il perchè me lo ha ricordato la prima fitta al ginocchio dopo un paio di pedalate.
40 km pedalando solo con la gamba destra, passando per la N-II (una di quelle strade nazionali che cerco di evitare, ma in quelle condizioni ho voluto accorciare la sofferenza il più possibile).
Arrivo all'indirizzo e ad accogliermi c'è Rafael, un ragazzo di 29 anni, pompiere appassionato di bici, e la sua ragazza: Laura, maetra elementare e indipendentista convinta. Prima esperienza per tutti con warmshowers, e credo che siamo rimasti tutti molto contenti per l'esperienza vissuta.
Non riesco a trattenermi quando vedo che hanno un piano in casa e me ne impossesso durante l'ora seguente il mio arrivo. Gli è piaciuto tanto quello che suonavo che non mi lasciavano smettere per farmi una doccia (a quel punto assolutamente necessaria).
Dopo la doccia esco a mangiare un panino e al ritorno mi faccio raccontare tutta la storia della Catalogna e del perchè c'è chi vuole l'indipendenza. Tutto molto interessante! E mi sembrò curioso notare come per loro parlare spagnolo presuppone lo stesso sforzo come qualsiasi altro straniero. 
Faccio l'italiano (come sempre) e cucino pasta al pesto e tutti a letto alle 23:00, ma non prima di aver stirato e massaggiato a dovere la mia gamba sinistra e aver preso 2 pasticconi di ibuprofene (non mi piace usare farmaci ma il dolore doveva sparire, a qualsiasi costo!).
Piove durante la notte...che bello stare al riparo, in un comodo letto asciutto quando fuori piove! Sapere che "oggi non ti tocca" è un piacere indescrivibile!
Colazione, saluti e si riparte. Passo per il centro di Girona per fare qualche foto e filmarmi passando di fronte alla cattedrale (simbolo della città) e mi dirigo vero Figueres...la forntiera si avvicina!
A Figueres riesco a chiamare Aurora, la ragazza del mio amico Guille: vivono a Perpignan, e casa loro era una tappa fondamentale del viaggio. Mi danno indicazioni e comincio la salita ai pirenei, per il Massis dell'Albera. Il ginocchio era tornato come nuovo! Che bello poter tornare a pedalare normalmente invece di cercare di evitare il dolore ad ogni pedalata!)
68 km alla fine del giorno ed arrivo nel posto dove avrei accampato: una casa abbandonata con una vista spettacolare di tutta la valle. Era una piccola valle tra le colline alle falde dei pirenei orientali, molto bella! apparentemente incontaminata, senza troppi segni del passaggio dell'uomo, il primo centro abitato stava a 10 km...solo io, le montagne intorno e il cielo sopra. Mi sono perso una mezz'ora abbondante contemplando quegli spazi e quei colori prima di cominciare a farmi da mangiare. Mangio e mi butto veloce in tenda quando mi accorgo che il posto è infestato dalle zanzare; da dentro la tenda vedevo sciami di decine di zanazare rimbalzare contro la rete della porta cercando di entrare, dentro la tenda mi sentivo relativamente sicuro.
Non pensavo che le mucche pascolassero anche di notte, e io mi trovavo proprio in un pascolo; non sarebbe stato un problema, in genere le mucche non sono esseri pericolosi, ma la campana che aveva una di loro al collo non mi ha fatto chiudere occhio per un paio d'ore finchè non se n'è andata a pascolare altrove.
Come se non avessi avuto abbastanza cose ad impedirmi di dormire, ad un punto arrivarono i cinghiali, non sono pericolosi generalmente, ma sono quelli che mi preoccupano di più.
E per finire una bellissima volpe...mi sveglio per dei rumori vicino alla tenda, guardo attraverso la rete della tenda e proprio sul muretto diroccato che avevo davanti la tenda vedo sullo sfondo stellato la tipica sagoma nera con le orecchie grandi ritte sulla testa che guardava verso di me.
ci siamo guardati un paio di secondi e appena mi sono mosso lei velocissima ha afferrato il sacchetto della spazzatura ed è sparita nell'oscurità. Che bellezza!
Volpe, vacche, campane, cinchiali e un cielo limpido che sfoggiava la via lattea in tutta la sua bellezza...questa è stata la mia notte (quasi insonne) tra i pirenei del parco naturale del Massis de l'Albera.
La mattina me la prendo comoda e anche se alle 8:00 ero sveglio mi gingillo fino alle 12:00 prima di partire. Mi fermo una mezz'ora abbondante sulla cima del Massis (400 m s.l.m.), proprio dove passa il confine. Lì c'è un punto panoramico bellissimo: da una parte si vede la costa francese e dall'altro la pianura spagnola che si perde all'orizzonte.
Riprendo la discesa dal lato francese e mi fermo dopo 2 km di discesa brutale che mi stavano facendo surriscaldare i freni. Mentre aspetto che i freni si raffreddino mi cucino una pasta con salsa romesco e in meno di un'ora sono di nuovo in sella.
Scendendo sul versante francese il paesaggio cambia e si fa sempre più bello, suggestivo, originale...francese! I pascoli cedono il passo a boschi e a cento tipi di verde, l'aria è quasi fresca e la leggera brezza che mi accarezza il viso sa di campagna. Poi cominciano le vigne e le colline si fanno tutte a gradoni e terrazze con viti inerpicate in posti apparentemente irraggiungibili.
Arrivato a Banyuls-sur-mer ricomincia lo stesso incubo della strada prima di Barcellona: saliscendi sulla scogliera con traffico da asfissia.
15 km in quelle condizioni passando per port-vendre, Collioure e Argeles-sur-mer. Come la calma dopo la tempesta, uscito da Argeles-sur-mer la strada si fa tutta piana, tra i campi, molto verde e con zero traffico; mi perdo un po tra i paesini dell'area sud di Perpignan cercando Villeneuve-la-Riviere dove vivono Guille e Auri.
Trovo il paesino, molto piccolo, stile molto sobrio tipico francese, ma con quel tocco di classe che lo distingue da quello tedesco.
Arrivo all'unico bar di Villeneuve-la-Riviere dove sapevo che Aurora mi avrebbe lasciato le indicazioni per arrivare alla loro terra. Grazie all'originale mappa disegnata da Auri arrivo a destinazione rapidissimo.
Grande gioia riunirci di nuovo! E per festeggiare ci strafoghiamo di pane, formaggio e vino, tutto ovviamente divino!
Guille e Auri vivono in un campo in affitto di 300 metri quadrati, con un camper, una serra trasformata per ottenere spazio vivibile (dove mi hanno fatto trovare una tenda con materasso e coperte), 2 cani, un bell'orto, un water secco (come quelli che avevamo nella ecofinca in Nicaragua), un deposito di acqua da 1000 litri, un pozzo, e 2 pannelli solari che gli danno anche l'autonomia energetica necessaria.
Prima notte abbiamo cenato con tortilla española fatta da guille e a letto veloce che ero morto di stanchezza.
La mattina seguente vado con guille a cercare il modo di fare una sim internet per il mio cellulare, i prezzi sono astronomici ma credo che mi toccherà spendere sti 50€. Nel pomeriggio l'ho aiutato a spostare il bagno (costruito su un pallet da trasporto) e la sera abbiamo fatto una fonduta con tutti i formaggi (e il vino) della ricetta originale; ho speso 20€ tra formaggi e vino ma ne è valsa la pena alla grande...una fonduta in francia, con ricetta francese, e ingredienti francesi, mangiata con baguette e mandata giù con vino francese...c'è qualcosa di meglio che un viaggiatore in Francia può chiedere?!?!
Mi sono anche comprato un vasetto di una dei cibi più tipici francesi, e che io non avevo mai provato: il "Foit gras". Fegato d'oca supergrasso, le oche sono ingrassate con macchine (c'è anche chi lo fa a mano) che forzano i poveri animali a mangiare di continuo. So che l'oca non se la passa bene in tutto questo ma il risultato è un burro di carne saporita (ma non troppo, non come i fegati a cui siamo abituati) che si scioglie in bocca. 
Foit gras, formaggi vari, marmellata di more fatta da Aurora, pane e vino, questa è stata la nostra cena di ieri...che meraviaglia! La Francia è una meraviglia culinaria unica!L'adoro!
Dunque, ora il piano era di ripartire oggi, Guille vuole venire con me per 4/5 giorni, a me l'idea piace un sacco, finalmente avrei un compagno di viaggio con cui condividere le esperienze, e insieme abbiamo deciso di andare a visitare Carcassonne (che mi hanno detto essere una delle città più tipiche e belle della Francia) e poi da lì dividerci; io per proseguire e lui per tornare. Ma il tempo credo che non sia d'accordo, ieri ha piovuto molto e oggi minaccia con vento e nuvoloni neri, non credo che partiremo oggi.Staremo a vedere, intanto oggi mangiamo Camembert alla piastra, con la solita baguette e buonissimo vino.
Alla prossima!!

  • Pioggia a Tordera
  • Addio Costa Brava
  • Girona: Rafael y Laura
  • Girona: Rafael y Laura
  • verso Francia
  • Massis de l'Albera
  • Massis de l'Albera
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  • Massis de l'Albera
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  • norah
  • norah
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  • Espolla
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  • Tra i Pirenei
  • Massis de l'Albera
  • frontiera Spagna-Francia
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  • Guille prepara Fondue
  • preparando la fondue
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  • Formaggi
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  • Tagliando Foie Gras
  • preparando la fonduta
  • mangiando Foie Gras e Fondue
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giovedi 6 agosto h 18:00

Pioggia, tanta pioggia...ma cosa dico...di più!! era una tormenta! Ed io intrappolato nella tenda cercando di asciugare (con un calzino) l'acqua che entrava, strizzandolo poi fuori. Quando guardavo fuori mi assaliva il panico: vento e acqua con una violenza inaudita, tuoni fortissimi che facevano tremare la terra, fulmini che illuminavano a giorno ma con la tipica intermittenza stroboscopica e il vento che strapazzava le fronde degli alberi, strappandone via dei rami. Fiumi d'acqua passavano ai lati della tenda e la risacca del mare, che stava a una trentina di metri si era fatta tanto forte che non potevo distinguerla dai tuoni. Erano le 02:00 di notte quando la situazione si fece seria, la luce che avevo si era scaricata e l'accendino, ovviamente bagnato, non riusciva più a darmi neanche la luce della scintillia.
Cercavo di sistemare meglio il telo che avevo sistemato sopra la tenda ma ogni volta che lo toccavo si piegava e venivano giù litri d'acqua, tutti su di me e dentro la tenda.
Continuai in queste condizioni per un paio d'ore, ad un punto ero realmente preoccupato, decisamente non potevo muovermi di lì, ma l'istinto di sopravvivenza non mi faceva stare quieto e ho pensato a tutte le possibilità...ovviamente nessuna era buona, in quel caso l'unica cosa da fare era aspettare, ed aspettai. Non so quanto ho retto, non ricordo come e quando mi sono addormentato, ma mi risvegliai il mattino seguente con un debole raggio di sole sul viso che passava da una zip aperta della tenda. Fradicio, stanco morto, con mal di schiena e la preoccupazione per come tirarmi fuori da quella situazione, così è finita la mia notte a Benicassim, sulla via verde che la collega a Orpesa del Mar. 
Ma facciamo un passo indietro, ci eravamo lasciati a Castillò de la Plana, da li sono poi andato a cercare il posto che prometteva bene a 16 km...ne ho fatti 25 e sono arrivato in un altro posto, deviando di una decina di km. Quella sera ho trovato una bella pinetina in una urbanizzazione fuori Benicassim, avevo trovato una fonte proprio prima di arrivare nel posto e con la riserva d'acqua al massimo mi sono potuto concedere la mia solita doccia da un litro e mezzo prima di mangiare (panino con tortilla de chorizo, pomodori e avocado) e mettermi a dormire.
Si, era un bel posto, ma infestato dai cinghiali...ve lo assicuro che sentire i loro versi tra gli alberi a pochi metri di distanza dalla tenda dove devi dormire senza poterli neanche vedere per via dell'oscurità non è affatto rassicurante. Mi sono fatto un mucchietto di pietre che lanciavo in direzione dei grugniti, e funzionava, scappavano!
Riesco ad addormentarmi velocemente, ero molto stanco e provato dall'umidità che nel frattempo era salita a livelli altissimi, ricordo le gocce di sudore che mi cadevano dal mento e dal naso mentre pedalavo per l'ultima salita per raggiungere quella pineta, avrò perso 2 litri di liquidi in quella mezz'ora!
Mi svegliano le prime gocce di pioggia, allora esco e copro la tenda e la bici con il telo impermeabile, ma non comincia a piovere seriamente, non fino al giorno seguente.
Mi sveglio verso le 8:00 e mentre faccio colazione la mancanza di luce mi fa accorgere dei nuvoloni densi e scuri che sono arrivati, ma ancora niente pioggia.
Mi accorgo che la ruota posteriore è a terra, la smonto, la riparo (con le mie nuove toppe senza colla, formidabili!) e mentre la rimonto mi accorgo che anche uno dei raggi si era rotto, non so quando, dove e come, ma era rotto mannaggia! Tolgo il raggio rotto, rimonto la ruota e tiro gli altri raggi perchè compensino quello mancante. Gonfio la ruota e rimetto in piedi la bici; il tempo di metterla a pressione ed esplode la camera d'aria! Non so come sia possibile tanta sfortuna con ste gomme!
Apro di nuovo, la camera d'aria squarciata è ormai irreparabile e dunque la cambio.
Finita la disavventura con la ruota comincia quella con la pioggia: all'inizio debole e rada, nel giro di mezz'ora era già tormenta, erano le 14:00 e io ero dentro la tenda con le borse e tutto. Mi sentivo al sicuro, ma quando cominciò a piovere seriamente cominciarono anche le pozzanghere intorno alla tenda. Mi tolsi tutto tranne le mutande e mi misi un sacchetto in testa per non bagnare i capelli e uscii sotto l'acquazzone per scavare canali di scolo per l'acqua intorno alla tenda. 
Non riesco a partire prima delle 17:30 e per fortuna ancora relativamente asciutto. Riesco a percorrere appena 15 km e, trovato un bel posto sulla via verde di Benicassim a lato del mare, con alberi e una bella vista della costa e delle torri di vedetta arabe, decido di fermarmi per la notte. Ed  è qui che mi ha preso la vera tormenta con quanto ho già raccontato al principio.
Dunque la mattina cerco di fare veloce, tiro fuori sacco a pelo (zuppo), vestiti (fradici) e asciugamano (bagnato anche quello) e stendo tutto cercando di far asciugare il più possibile prima di ripartire.
Un paio d'ore dopo ero nel mezzo dei campi coltivati ad angurie, mandorle e arance, costeggiando la N-340, la strada nazionale che dovevo seguire per arrivare a Barcellona (brutta strada, molto trafficata, soprattutto da camion, cerco sempre di evitare strade così pur allungando il tragitto e non di poco).
Passo vicino ad una casa dove c'erano 2 uomini di mezz'età seduti ad una tavola ben apparecchiata; saluto e passo oltre, ma poi penso che sono contadini, e quindi hanno macchinari da campo, e dunque olio per ingranaggi che la mia povera catena supplicava ad ogni cigolìo.
Torno indietro, chiedo dell'olio e oltre quello mi offrono un buonissimo bicchiere di vino, fatto da loro!
Uno ne tira un altro e dopo mezz'ora ero li seduto con loro che mangiavo chorizo alla brace, olive speziate e melone. Alla fine mi hanno anche offerto un sigaro, fatto con tabacco coltivato da loro! Jorge e Joao, i "pirati del campo" come gli piaceva definirsi a Jorge. Che brave persone!
"Acuerdate de escribir de los piratas del campo! Que los catalanes no somo todos malos!" (*ricordati di scrivere dei pirati del campo, che noi catalani non siamo tutti cattivi")
Con questa frase, lo stomaco pieno e l'animo rallegrato dal vino riparto in direzione Benicarlò. Ci arrivo verso le 17:00, dopo aver conosciuto un danese, anche lui in viaggio in bici dalla Danimarca verso Granada. Mi stupì quando mi disse che in media faceva 120km al giorno, con punte di 180 o 200!!
Ma poi mi sono reso conto della differenza dei nostri viaggi, lui utilizza una mappa fisica, con poche strade, così che gli toccano sempre le nazionali (quelle che io cerco di evitare), lui utilizza le scarpe con agganci (la pedalata è un 20% più efficiente) e poi viaggia molto più leggero di me, senza macchina fotografica e obiettivi e con borse più piccole, con l'obiettivo di arrivare quanto prima. Io il mio viaggio me lo voglio godere, non mi interessa arrivare a fare 150 km al giorno..preferisco fare colazione con i pirati del campo!
A Benicarlò mi accorgo che la bici è poco stabile, ad ogni sterzata balla troppo, non era normale. Arrivato al Lidl per fare rifornimenti guardo bene e vedo che il portapacchi è rotto, che sconforto, mancavano ancora molti km a Barcellona (dove avrei potuto aggiustarlo o comprarne un altro) e non mi sembrava per niente stabile, anzi, con tutto quel peso sopra avrebbe potuto rompersi definitivamente. Lo aggiustai alla bell'e meglio con un paio di fascette e ripartii. Uscendo da Benicarlò cominciano le prime gocce, di nuovo! Il morale era ormai molto basso, un'altra pioggia non l'avrei retta, non sotto il telo.
Per fortuna trovo una casa abbandonata e mi infilo nel garage giusto prima che cominci di nuovo la tormenta. 
Un paio d'ore aspettando in un posto buio, sporchissimo, che puzzava di escrementi (non so se umani o animali) mi hanno convinto a concedermi una notte in albergo. 25 euro per una stanza a Vinaros, il paesino seguente, a 10 km. Ed è stata un'ottima idea, la notte c'è stata un'altra (e per fortuna l'ultima) tormenta. E poi in questo modo ho potuto ricaricare tutti i dispositivi, farmi una doccia, lavare i vestiti (luridi) e asciugare tutto (che nel frattempo aveva preso odore di umidità/muffa).
Il mattino seguente è ricominciato il bel tempo, ma rinfrescato dalla pioggia è stato un piacere riprendere il cammino.
Entro finalmente in Catalogna e mi fermo solo per registrarmi mentre passo il "confine"; i primi 45 km passano lisci come l'olio, strada in piano, temperatura perfetta, umidità scesa a livelli normali. Gli altri 30 invece sono stato odiosi, tutto saliscendi non riuscivo ad alzare la media della velocità a più di 8 km/h, ed ero un bagno di sudore.
Mi accampo verso le 20:00 a Cap de Santes Creu, un piccolissimo parco naturale fuori Les Tres Cales, su una scogliera di 30 m a strapiombo sul mare. Da li potevo vedere, sulla linea dell'orizzonte, tutto il parco del delta del Ebro (il fiume spagnolo più grande e importante) che avevo passato qualche ora prima. 
Gran razione di pasta al pomodoro con un paio di bicchieri di vino e mi addormento al suono ormai pacato della risacca.
Mi sveglio con i raggi del primo sole che entrano dalla finestrella della tenda e corro, ancora assonnato, a scattare foto sul ciglio della scogliera. La linea perfettamente dritta dell'orizzonte che separa i 2 blu, rotta da milioni di scintille luccicanti che fanno da tappeto al sole nascente...una vista spettacolare!
Riparto verso le 10:30 con una confortevolissima temperatura di 24 gradi e la sera alle 20:00 l'unico posto disponibile per accamparmi è una pineta di una casa abbandonata, bel posto ma vicino alla rumorosissima strada ed infestato dalle zanzare. Devo comunque ringraziare di averlo trovato, la costa da Valencia a Barcellona mi ha deluso moltissimo, è tutta piena di hotel o camping, di natura non c'è proprio nulla.
L'ultimo tratto di strada verso Barcellona l'ho scelto a lato del mare, pensando di poter godere di un'ottima vista e poter magari registrarmi pedalare a lato di cotanto spettacolo...invece no, la strada era sì a lato del mare, ma tutto saliscendi, strettissima e con un traffico che ho dovuto a tratti tapparmi bocca e naso con la maglietta per non sentire il fumo di scarico delle macchine bruciarmi nei polmoni (apertissimi per lo sforzo).
E finalmente lunedì 3 Agosto riesco ad arrivare a casa di Pablo, il mio amico Galiego, a Barcellona. Mi ha accolto a braccia aperte e, gentilissimo, mi ha lasciato le chiavi di casa come fossi il nuovo coinquilino.
Oggi è il terzo giorno che sono qui, ho dovuto fare mille cose per rimettere in sesto la bici (e le mie gambe). Sono riuscito ad aggiustare il portapacchi, 10€ per una piccola saldatura ed è come nuovo (il difficile è stato trovare un meccanico che avesse la saldatrice per l'alluminio), cambiare le ormai logore pasticche dei freni, cambiare l'asse storto della ruota anteriore (dovendo tagliare il vecchio con una sega da ferro che ho chiesco al meccanico) e ho dovuto comprare delle borse nuove. Enri e Franci mi dispiace molto, sono state un regalo meraviglioso e utilissimo, ma il viaggio è duro e non reggono più ai continui rammendi...ho dovuto cambiarle. E siccome le nuove non avevano tasche aggiuntive, ho staccate dalle vecchie quelle laterali e le ho cucite sulle nuove (vedi foto), così da ottenere più volume.
Per quanto riguarda la città, Barcellona è una bella città (questa è la terza volta che vengo e ormai comincio a conoscerla) ma non mi sembra troppo vivibile, quando sono per strada mi sembra di stare a Milano, che ci sia il mare è un dettaglio che non si nota neanche, anche perchè poi immaginate come possono essere le spiagge in una città che sta soffrendo una vera e propria invasione di turisti. Mi diceva Pablo che il comune sta cercando di frenare il turismo, incredibile ma vero. Una città con un milione e mezzo di abitanti non riesce a sopportare 8 milioni di turisti; e infatti i pochi giri che ho fatto per il centro sono stati estenuanti, non mi sembra proprio possibile vivere in fila sul marciapiede!
E sono quasi pronto a ripartire, in 2 o 3 giorni dovrei passare il confine con la Francia, non vedo l'ora di dovermi cimentare con la lingua, non parlo quasi per niente francese, ma tra l'italiano e lo spagnolo riesco comunque a capire più di quello che pensassi.
Il prossimo aggiornamento lo farò da Permignan o giù di li, spero che la costa francese sia diversa da quella catalana, se così non fosse sono pronto a passare per l'interno, decisamente!
Dai allora, ci risentiamo dalla Francia...VIVE LA FRANCE!!

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mercoledi 29 luglio    h16:30

E la notte l'ho passata in casa..dopo una bella doccia (fredda, ma va bene lo stesso), in un letto comodissimo e con nuovi amici. 
L'unica pecca in tutta questa situazione è l'aver perso il kindle...arrivato a casa di Rebeca e Ismael infatti, preso dall'eccitazione delle nuove conoscenze e dalla disponibilità di una chitarra di qualità, mi sono precipitato a prendere il kindle dove tengo il canzoniere con un sacco di testi e accordi...mi è preso malissimo quando mi sono accorto che ero arrivato a villena con la borsa sinistra aperta; il kindle era appoggiato in orizzontale giusto all'altezza dell'apertura...potrebbe essere caduto in qualsiasi momento nei venti km che separano Yecla da Villena, ma poi ho pensato e mi sono ricordato che a 4 km da Villena mi ero dovuto fermare in una piccola pineta e ripararmi (sotto il mio fedelissimo telo impermeabile) dalla pioggia che stava cominciando a cadere. Lì ricordai di aver aperto la borsa per prendere il coltello e tagliare un cordino per legare il telo alla bici; e lì doveva essere il kindle.
La sera dunque abbiamo mangiato noi tre e Carmen, altra loro amica; io ho fatto l'italiano e ho cucinato pasta ovviamente! Penne all'amatriciana..che buone, ci siamo leccati i baffi!!
L'indomani sarei dovuto andare a cercare il kindle, avevo pensato di lasciare le borse in casa e andare la mattina presto così da poter proseguire il mio viaggio nel pomeriggio, ma rebeca e Ismael si offrirono di portarmi in macchina, accettai senza pensarci 2 volte!
Che gioia ritrovare il mio amato kindle! a parte per il canzoniere, è il mio unico svago nelle lunghe ore di sosta, leggere sta diventando l'unico passatempo per me.
Dopo aver ritrovato il kindle siamo andati a yecla dove ci siamo riuniti con tutta la loro compagnia, ruben compreso! Bravi ragazzi, anche se erano tutti più giovani di me abbiamo avuto un buon feeling.
Riparto da villena la sera alle 19:00 mentre ismael e rebeca andavano dal medico per far controllare il brufolo di proporzioni bibliche che alla povera era cresciuto nella parte posteriore della coscia destra.
La sera riesco ad arrivare a Ontenyent dove avrei dovuto accampare a lato del fiume, ma siccome c'erano degli scalini ho dovuto rinunciare (sarei potuto scendere ma non sarei potuto risalire, non da solo per lo meno); ma di quel giorno ricordo bene la strada, di 39 km in totale che ho fatto i primi 30 sono stati piatti, dritti e noiosi (con un solo bellissimo punto di vista di Bocairent, un piccolo borgo arroccato su una collina, vedi foto), ma poi sono cominciate le curve e la discesa; per arrivare a ontenyent bisogna passare per una specie di gola (non così profonda) con un paesaggio quasi lunare: la strada si contorce verso valle lungo una sponda e il fiume che scorre nel fondo, rocce grigie e cespuglietti di piante sparse qua e la, il tutto illuminato dalla luce rossastra del sole che sta tramontando, uno spettacolo.
Alla fine, per dormire, opto per il giardino un corijo (casa di campagna) abbandonato vicino al fiume; erba alta, conosco i mille pericoli che può nascondere ma era già buio e io ero sfinito, mi accampo lo stesso lì.
La mattina mi accorgo del spaventoso numero di zecche che ad ogni passo mi si lanciavano sulle gambe, bruciate con l'accendino le prime due decisi di fare in fretta e andarmene da quel posto.
A fine mattinata passo per Xativa e già il cambio di comunità autonoma si vede (la spagna è divisa in comunidades autonomas e non in regioni come in italia, ogni comunità ha il suo parlamento e le sue leggi, anche se poi sottostanno tutte al governo centrale di Madrid). 
"Ah è vero! qui parlano Catalano!" pensai quando vidi il primo cartello scritto in una lingua strana, molto simile al castigliano e all'italiano ma con un sacco di X nel mezzo.
La sera mi accampo in un frutteto a lato della strada, che nel frattempo da uliveti erano diventati aranceti, e lì ho fatto la scoperta migliore dall'inizio del viaggio. Sono arrivato sporchissimo e sudatissimo e non smettevo di sudare anche dopo essermi fermato, il fiato corto mi ha ricordato che la vicinanza al mare significa anche umidità, e qui ve lo assicuro è altissima, è impossibile muoversi (ma anche stare fermi) senza sudare!
Tornando alla scoperta, decisi di lavarmi la faccia con il sapone usando una delle 3 bottiglie di acqua che mi porto dietro, e dopo la faccia le braccia, ero stato tanto bravo nel consumare quella preziosissima acqua che ancora ne rimaneva...allora mi sono denudato e con un litro e mezzo di acqua mi sono fatto una doccia completa! alla fine mi sentivo nuovo, fresco come una rosa! 
L'indomani è stato il giorno dell'arrivo a Valencia, all'inizio non mi piaceva, è una grande città e le periferie (come in tutte le città) fanno proprio schifo. Ma una volta entrato nel circolo urbano più interno mi sono reso conto della bellezza di quella città. Il Turia, un fiume enorme che passava dentro la città, è stato deviato perchè esondò un paio di volte uccidendo un sacco di persone. Ora passa fuori del nucleo urbano e al suo posto, invece di fare un'autostrada come prevedeva il primo progetto, ci hanno fatto un parco! E' un parco enorme (anche se si sviluppa tutto in lunghezza) con attrazioni e attrezzature di tutti i tipi e per tutti gli sport. Una perla!
A valencia poi ho rivisto Jacopo, un amico che non vedevo da tempo, grande musicista (ho avuto il piacere e l'onore di suonare con lui da ragazzi) speravo avesse da raccontarmi solo cose buone e di come abbia trovato la sua stabilità a valencia; ma questo è il mondo reale e alla fine mi ha raccontato di come sia nella stessa barca in cui siamo tutti, in cerca di un'entrata economica per poter vivere tranquilli.
Sono stato tentato di fermarmi un giorno in più a Valencia, la città delle arti e delle scienze è una meraviglia e i musei della scienza e della tecnica sono quanto di più attrattivo per me; ma sono già in ritardo sulla tabella di marcia (ovviamente) e non riesco a fare più di 60/70 km al giorno contro gli 80 che avevo previsto.
Riparto con molta calma, torno allo studio tattoo Manitatuz nel centro per salutare Luca e Ana (una coppia, amici di un'amica che mi avevano offerto un letto prima che arrivasse Jacopo), e parto verso le 17:00. Alle 19:30 arrivo a Segunt, playa Almardà. Mannaggia la puttana! ho bucato 2 volte la stessa ruota (e per fortuna quella davanti) per addentrarmi in una zona verde e non c'è stato verso di ripararla (ci ho provato ben 3 volte), non capivo quale fosse il problema, so riparare le forature, l'ho fatto centinaia di volte, ma ieri non c'è stato verso.
Ci ho riprovato stamattina ma niente, sono arrivato alla conclusione che dev'esserci qualcosa che non va con la colla (ovviamente made in china), alla fine ne ho messa una nuova e sono ripartito. 40 km fino a Castellò de la plana, dove sono fermo ora, in un parco. Finalmente da quando sono uscito da Valencia ho viaggiato tranquillo, su strade per niente trafficate, in mezzo ad aranceti e con il sole che faceva capolino solo ogni tanto lasciandomi respirare.
Fra poco riparto in direzione nord, ho già visto un posticino che mi ispira su Google Maps a 16 km da qui, sono pochi, ma dopo non ho visto nessun posto buono per potermi accampare per la notte; staremo a vedere cosa succede, magari trovo qualche altro posto interessante.
Alla prossima!
  

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gio 23 luglio

Dovrei aggiornare più spesso lo so..ma con i tempi del viaggio non è facilissimo...vediamo un po di fare un riassunto degli ultimi giorni...dopo "la peña del olivar" a Siles ho continuato verso l'uscita dalla sierra arrivando a Riòpar dove, un paio di chilometri dal centro abitato, ho scovato un posto meraviglioso: lungo le sponde del Rio Mundo (le cui sorgenti sono una grande attrazione turistica) c'era un casolare 
diroccato immerso nell'ombra perenne dei pini e della vegetazione che lo circondano...è stato provvidenziale perchè sono arrivato alle 21:00 (giusto un'ora prima del buio) e l'alternativa era un qualsiasi posto a lato della strada.
Mi è piaciuto un sacco quel posto...avevo un bellissimo fiume con un posto fresco e ombreggiato dove rilassarmi...mi è piciuto tanto che ho deciso di fermarmi un giorno per riposare; ho passato il giorno leggendo, scrivendo il diario e dormendo.
Come sempre riesco a perdere ben 3 ore per rimpacchetrtare tutta la bici e partire..e il giorno seguente alle 9:00 sono già in strada, svalico un passo da 1150 metri e proprio sulla cresta della montagna, attirato dalle insegne della macelleria e della panetteria, mi fermo in un paesino di 40 abitanti per fare provviste: Fuente Higuera.
Fuente higuera è stato un capitolo meraviglioso del viaggio, lì ho conosciuto proprio della brava e bella gente.
Dopo aver fatto provviste vado al bar per chiedere indicazioni e del caffe macinato per la mia moka, c'erano Angel, Miguel e Alvaro al bancone e in meno di 5 minuti mi hanno tirato dentro la loro briosa mattinata alcolica a suon di "botellin" (bottiglie di birra da 200 ml).
Senza il minimo preavviso mi sono ritrovato mezzo sbronzo alle 2 di pomeriggio in un bar sperduto tra i monti dell'andalusia..e già che era ormai tardi per proseguire ho accettato di buon grado l'invito di miguel per una siesta a casa sua..IN UN LETTO!!
Dopo la siesta ero convinto a ripartire e fare quanti più chilometri possibile (la mattina ne avevo fatti 15) ma miguel me lo ha impedito, constringendomi ad accettare l'invito di restare per la notte...e fortuna che gli ho dato retta, alle 18:00 è cominciato un acquazione che se mi avesse preso fuori non so come ne sarei uscito! Grazie Miguel!

Riesco a partire presto la mattina seguente, spingo la bici fuori dal portone della casa di Miguel, ci salutiamo e continuo il mio viaggio.
I primi 15 km scorrono lisci come l'olio, tutta (o quasi) discesa la strada è molto piacevole, grazie anche ai bei paesaggi che ancora si possono vedere della sierra.
Arrivato ad Elche de la sierra le cose cambiano parecchio e non in meglio, il paesaggio diventa brullo e la strada piatta e dritta...non un'ombra, niente alberi...tutto secco e piatto, con un caldo che toglie il respiro.
68 km alla fine della giornata, gli unici alberi nel raggio di 20 km sono quelli della pineta del cimitero, e mi ci sono accampato. 
Sono 3 giorni che viaggio in paesaggi del genere, sembra il deserto, ma molto peggio; le mosche sono dappertutto, non faccio mai in tempo a fermarmi per bere o consultare la mappa che già mi assalgono, di notte prendono il loro posto le zanzare, tantissime e voraci, sto dormendo sempre in tenda nonostante qui la notte siano 22/25 gradi. 

Sapevo che la provincia di Albacete non era per niente un bel posto per il quale passare, ma in direzione Valencia questo è il cammino più corto.
Oggi sono fermo a Yecla, dopo la spesa a mercadona mi sono messo sotto l'ombra di un albero di un parco e qui ho conosciuto Ruben, un ragazzo di 21 anni con la passione per il Parcour ma una caviglia disintegrata. 

Grazie a lui probabilmente stanotte mi farò una doccia e dormirò in un letto, mi ha detto che una sua amica in villeva (il prossimo paesino, a 20 km) mi può ospitare...fra poco le scrivo...finalmente...una doccia!

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17 luglio 2015

ore 18:33

Oggi è un giorno un po' triste...per la prima volta dall'inizio del viaggio mi sono svegliato solo...
Ieri, come da programma, Kevin ha preso il suo cammino di ritorno a Granada, ci sono un paio di festival che non voleva perdere e poi si stava effettivamente allontanando troppo.
Kevin mi ha accompagnato neì primi 10 giorni e devo dire che è stato un ottimo compagno di viaggio, ora l'avventura continua in solitaria, con tutto il bene e il male che porta con se questa condizione.
Bando ai sentimentalismi e andiamo con un riepilogo veloce degli ultimi giorni: dopo la scalata della sierra Cazorla (25 km di salita in totale), raggiungendo i 1200 m di quota, è iniziata una piacevole discesa che ci ha portati in una verdissima valle dove, grazie ai suggerimenti di un altro cicloviaggiatore conosciuto su warmshowers.org, abbiamo raggiunto un angolo sperduto del tanto ambito Rio Borrosa. Abbiamo accampato lì 3 giorni approfittando della sosta per rimetterci in forze; abbiamo trascorso il tempo suonando, mangiando, esplorando la zona ma soprattutto dormendo (finalmente!). Quello del dormire infatti è un problema, la notte dura pochissimo (dalle 22:00 alle 5:30), e dai 35 gradi delle 22:00 (con i quali è difficile prendere sonno) si passa ai 10 gradi delle 7:00, un'escursione termica da deserto del Gobi! 
Poi il pomeriggio, durante le soste obbligate dal calore e dal sole cocente, è praticamente impossibile fare qualsiasi cosa, il termometro che ho è praticamente sempre a fondo scala (arriva a 50 gradi e l'ho visto arrivare a 47)...la simpatica signora della frutteria dove ho comprato provviste stamattina mi ha confermato che in 40 anni che vive qui non ha mai visto nulla del genere!
La notte scorsa l'ho passata sulle sponde del Embalse de Tranco (un lago artificiale che dà acqua potabile ed energia elettrica un po' a tutta la provincia) ed ho potuto assistere allo spettacolo di luci che l'alba offre da queste marti mentre nuovato tra i caldi flutti del lago.
Mentre mi asciugavo mi sono perso una mezz'ora abbondante ad ammirare i fasci di luce rossastra penetrare attraverso i rami e i tronchi dei pini sotto i quali ho accampato prima di ricomporre la bici e rimettermi in marcia.
Stamattina devo dire che sono stato fiacco al principio, con poca voglia e motivazione ho tardato 2 ore per fare i primi 7 km poi, rotto il fiato e la mente, ho cominciato a spingere per bene arrivando alle 15:30 e con 45 gradi alla "peña del olivar": un'area ricreativa gratuita dove si trova una piscina naturale ricavata da una conca nel terreno dove passa un ruscello fresco che sorge dalla roccia poco più a monte...molto bello, ma anche molto turistico...preferivo il lago tutto per me.
Il bello di queste zone è che c'è sempre una fonte d'acqua fresca ad ogni angolo...c'è proprio tanta acqua qui, ed esce da ogni apertura nella roccia creando a volte delle formazioni similrocciose di color verde scuro (per i muschi e le alghe) e bianche (per i sali minerali), sulle quali scorre un fino velo d'acqua, proprio ai lati della strada.
Bene, il primo giorno in solitaria è quasi andato, ormai mi manca solo di trovare un posticino comodo per la notte, cucinarmi qualcosa da mangiare (probabilmente pasta) e mettermi a dormire; non so ancora se stanotte dormirò nell'amaca o nella tenda...vedrò quando sarò lì.
Alla prossima!

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12 luglio 2015

ore 17:05

Finalmente arrivati alla Sierra Cazorla...dopo 189 km e 5 giorni di viaggio con una media di 35 km al giorno stiamo salendo sulla sierra in cerca di un posticino fresco dove accampare e finalmente riposare un paio di giorni.
Ieri abbiamo pedalato fino alle 23:00, approfittando del fresco della notte abbiamo infatti raggiunto la quota di 950 metri sul livelllo del mare (dai 450 in cui ci trovavamo ieri) e oggi dovremmo raggiungere i 1200 m dove si trova il Rio Borosa, un letto d'acqua dolce e gelida che esce direttamente dal ventre della montagna...inutile dire che stiamo letteralmente morendo dalla voglia di immergerci in qualcosa del genere, sono 40 gradi all'ombra in questo momento e siamo ancora fermi ad aspettare che il sole e il caldo diano un po' di tregua per poter riprendere la salita.
Negli ultimi giorni siamo passati per diversi paesini, costeggiando la Sierra Màgina di Jaén abbiamo fatto sosta in un frantoio dove un simpaticissimo operaio ci ha fatto fare un tour della fabbrica e del suo museo e, ciliegina sulla torta, dopo averci offerto acqua e qualche assaggio dei migliori oli di produzione della casa (uno dei quali è stato usato per un matrimonio della famiglia reale) ce ne ha reglato una latta da mezzo litro. 
Pedalando ci perdiamo nella contemplazione di questi paesaggi che sembrano di altri pianeti; le colline e le pianure sono punteggiate dalle migliaia e migliaia di chiome di ulivo, punti verdi su uno sfondo di terra grigia che si perde all'orizzonte; con il tramonto poi tutto si accende di un rosso fuoco regalando viste molto suggestive.
Dopo il frantoio della sierra Màgina abbiamo continuato in direzione Jodar dove siamo stati costretti a una sosta tecnica; Kevin ha infatti bucato 4 volte e abbiamo dovuto cercare dei pezzi di ricambio perdendo di fatto  tutto il giorno, in ogni caso siamo riusciti a raggiungere i 35 km di media giornaliera che stiamo tenendo.
Superando Jodar abbiamo accampato in un uliveto e ieri mattina abbiamo potuto farci una doccia in una provvidenzialissima fonte naturale; ci siamo accorti che non è poi così facile trovare dell'acqua in andalusia, tutti i fiumi segnati sulle Mappe di Google Maps infatti sono secchi e il piano di passare il pomeriggio a dormire va un po a farsi benedire perchè con i suddetti 40 gradi è impossibile chiudere occhio...ma il fatto di non riuscire a trovare facilmente dell'acqua ha anche dei lati positivi: tutti sono sempre molto disponibili e cordiali quando vedono un paio di viaggiatori ustionati dal sole chiedendo dell'acqua.
Bene...siamo pronti per la partenza, fra meno di mezz'ora ripartiremo in cerca del rio Borosa, il prossimo aggiornamento lo pubblicherò tra qualche giorno quando scenderò dalla sierra e potrò ricaricare il pc.

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mercoledì 8 luglio 2015

ore 15:30

Siamo finalmente partiti, effettivamente oggi è già il secondo giorno, e finalmente riesco ad avere 10 minuti per scrivere e una rete wifi per connettermi gratuitamente.
Alla luce dei miseri progressi conseguiti posso dire che il viaggio non è cominciato proprio nel migliore dei modi, infatti non abbiamo avuto particolari problemi se non con la conformazione geografica di questa zona; dal DIARIO ATLETICO potrete vedere quanta pendenza abbiamo avuto da Granada a dove ci troviamo ora, Guardahortuna...non abbiamo percorso in 2 giorni quello che mi aspettavo fare in uno...colpa anche l'ondata di caldo che sta colpendo proprio ora tutta la penisola iberica, sto parlando di 36 gradi all'ombra!
Ma va bene lo stesso, stiamo percorrendo zone molto belle e quando ci fermiamo nei paesini a fare provviste di cibo e acqua la gente si avvicina incuriosita e chiede cosa facciamo, dove andiamo, perchè ecc...
Mi piacerebbe potervi far vedere le facce di stupore..
Ad ogni modo, ieri abbiamo percorso 39 km in 7 ore, una media da anziano zoppo, e oggi 28 in 5 ore...un'altro record al ribasso.
Alle 20:00 circa partiremo di nuovo e speriamo di fare almeno altri 15/20 km per poi fermarci e addormentarci non più tardi delle 23:00.
Per il risveglio spero che riusciremo a fare meglio di ieri e oggi, ci siamo svegliati alle 6:00 per sprecare tempo e partire alle 8:30...quando poi alle 11 la temperatura è già insopportabile; oggi abbiamo resistito pedalando sotto il sole cocente fino alle 13:00 ma è una tortura (ho dovuto anche comprare una cremina protezione 50, che mi sto ustionando).
Bene, vediamo come va con la pedalata di stasera...
 

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lunedì 06/07/2015

Finalmente riesco ad aggiornare il blog, dunque da dove comincio? innanzitutto posso dire di essere tecnicamente pronto per il viaggio, tutto quello che mancava è arrivato o è stato sostituito o riparato; dunque sembra che non manchi più nulla all'appello.
Anche i saluti e gli addii sono stati dati e ricevuti: come "festa d'addio" i miei amici mi hanno portato al parco nazionale Los Cahorros di Monachil, un posto meravigliso (dal punto di vista naturalistico) e lì abbiamo passato la notte tra musica vino e passeggiate al chiaro di luna; di giorno invece, con i 40 gradi all'ombra che abbiamo qui, non siamo stati in grado di allontanarci dal fiume (la pozza d'acqua gelida e cristallina vicino alla quale abbiamo accampato è stato un regalo divino).

E dunque per domani è fissata la data della partenza, ore 6:00 di mattina.

I primi giorni mi accompagnerà Kevin, il mio amico tedesco con il quale condivido la passione per i viaggi, natura e bici, e come prima tappa abbiamo scelto il parco della Sierra de Cazorla che ci hanno detto essere uno dei più belli dell'Andalusia (le foto su Google confermano).
Sierra Cazorla dista cira 140 km da qui e dunque prevediamo di arrivare in 2 giorni, con una probabilissima sosta di altri 2 per poi continuare poi verso la costa, probabilmente in direzione Valencia.

Non vedo l'ora di cominciare...ah e non dimenticate di tornare alla Galleria tra un paio di giorni per vedere le prime foto!!!

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giovedì 25/06/2015

E' passata una settimana dall'ultimo aggiornamento...si, è molto tempo, ma ho avuto molto da fare...tra pacchi da spedire in Italia, ricerca di attrezzatura per il viaggio, montaggio dell'ultimo capitolo di NOS VEMOS A LA VUELTA (la mia serie di documentari di viaggio) e la continua ricerca di un lavoro non ho avuto il tempo neanche per respirare (ah dimenticavo...mi hanno anche rubato il cellulare) ...e poi, non ho molto da dire, il viaggio non è ancora cominciato e io qui sto affrontando i normali problemi giornalieri come chiunque altro.

Vediamo se al prossimo aggiornamento riesco anche a postare un video pre-partenza! ;-)

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giovedì 18/06/2015

Sembra che l'idea sia piaciuta parecchio al mio seguito facebookiano, sono arrivati un sacco di like e commenti nelle prime ore, per non parlare delle visite al sito, schizzate da poche decine a qualche centinaio in un paio d'ore...che dire!? grazie a tutti per il sostegno!!

per il resto..continuo con i lavori al sito, sembra completo ma ancora non lo è, proprio ora sto cercando di integrare i commenti di facebook agli articoli, così da poter condividere opinioni e informazioni su ogni articolo che posterò.

Quindi forza! fatevi avanti! compartir es vivir..compartimos ideas entonces!!!

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mercoledì 17/06/2015

I preparativi per la partenza proseguono, recupero attrezzatura, pianificazione delle prime tappe, costruzione di questo stesso sito...sono giorni pieni. E in mezzo a tutto questo ci ho anche messo una scappatella in marocco per rivedere e sentire quei bellissimi colori, sapori, paesaggi...già che sono così vicino non potevo non approfittarne. Arrivato a casa ieri notte e sono ancora stordito dall'esperienza (anche le 14 ore di viaggio non sono state uno scherzo)...e mi rimetto al lavoro!